Dipendenti regionali ex Lsu/Lpu: interviene il consigliere regionale Giuseppe Pedà, chiedendo l’inserimento di un apposito punto all’odg in Commissione Lavoro: “E’ necessario avviare un progetto politico per valorizzare un comparto formato da ben 350 persone, che da 20 anni (di cui 10 di precariato) rappresenta – dice- un’indiscutibile risorsa per il buon funzionamento dell’apparato burocratico ma che, nonostante i titoli e le competenze, giace nel limbo di una categoria contrattuale inidonea”.
Al presidente della III Commissione Sanità, Lavoro, Attività sociali, culturali e formative, Michelangelo Mirabello – organismo consiliare di cui lo stesso Pedà fa parte- e, per conoscenza, a tutti gli altri componenti,-,il consigliere regionale ha avanzato formale richiesta “affinché l’ordine del giorno della prossima seduta di Commissione venga integrato con la previsione di un punto specifico riguardante l’attuale situazione degli ex Lpu della Regione stabilizzati nel 2008. L’obiettivo- spiega - è richiamare l’attenzione ed esaminare la particolare questione dei circa 350 lavoratori dipendenti che operano all’interno degli uffici regionali, sia centrali che periferici, provenienti dal bacino dei precari LSU/LPU. “Questi lavoratori - scrive Pedà rivolgendosi a Mirabello- hanno iniziato la loro attività tramite progetti avviati dal Ministero degli Interni e dal Dipartimento Protezione Civile Nazionale (gli LSU) e progetti promossi dai vari dipartimenti regionali, già a partire dagli anni 97-98-99 (gli LPU). La loro stabilizzazione è avvenuta con la delibera 666/2008 che, unico caso in Italia, li inquadrava nella categoria B1. Quasi tutte le unità lavorative stabilizzate sono persone laureate o diplomate, con un’esperienza ultraventennale presso gli uffici dei vari dipartimenti della regione e sono perciò da ritenere una risorsa giovane e indispensabile ai fini del funzionamento dell’intera macchina burocratica. Dal 2008 ad oggi, -continua Pedà- l’intero comparto degli ex LSU/LPU si è visto però negare la possibilità di poter accedere alla categoria superiore che, di fatto, gli competerebbe, nonostante svolga mansioni superiori presso l’amministrazione regionale”.
Per il consigliere regionale, appare dunque “indifferibile la necessità di un progetto politico che investa l’assessorato competente nel rilancio e nella valorizzazione di questa categoria di lavoratori che tanto ha dato e che tanto altro potrà dare in termini di competenza e professionalità. Ritengo infatti necessario –rilancia- interrogarsi sia sulle prospettive di crescita di questi lavoratori a distanza di 20 anni, di cui 10 da precari, che sul loro futuro pensionistico. Solo per fare un esempio, per titoli e competenze potrebbero sicuramente partecipare alle varie manifestazioni di interesse bandite dai Dipartimenti; possibilità però preclusa dalla categoria d’appartenenza, visto che si richiedono figure di categoria C e D. Appare chiaro che, senza attingere sempre all’esterno, vi è la necessità di una riqualificazione del personale di ruolo. Dopo anni di stasi, alla data odierna la Legge Madia consentirebbe le progressioni verticali nei limiti del 20% e ciò darebbe ad alcune di queste figure la possibilità di poter accedere alla categoria giuridica superiore, così come anche per le restanti figure C e D. Sarebbe, pertanto, opportuno – conclude Pedà- pensare di modificare la delibera del fabbisogno del personale e dare l’opportunità di crescita a questa categoria”.