"Parole e carcere: la fabbrica del linguaggio", è il tema che il Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, avv. Luca Muglia, ha scelto
di approfondire per l’evento che si è tenuto giovedì 27 aprile presso il Polo culturale “Mattia Preti” di Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria.
Il Consigliere regionale Domenico Giannetta (FI) ha portato i saluti istituzionali in sostituzione del Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso.
“Ringrazio il Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, avvocato Luca Muglia, per questo momento di confronto su tema della vita delle persone sottoposte alla restrizione della propria libertà. Un momento che ci invita a una riflessione corale sui principi costituzionali che devono ispirare la vita detentiva e, in particolare, sui valori dell’umanità e del finalismo rieducativo della pena.
Il principio di umanità rafforza il valore della persona, di cui vanno tutelati in ogni caso i diritti inviolabili, anche nella particolarissima condizione carceraria. Una persona che ha sbagliato -le parole di Giannetta- e viene correttamente rieducata, più difficilmente potrà tornare a delinquere, se integrata in una sana dimensione sociale e lavorativa. La privazione della libertà è si, dunque, un fatto repressivo e punitivo di un comportamento illecito, ma deve, prioritariamente, tendere al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo.
All’interno degli istituti penitenziari i diritti dei detenuti non possono essere annullati. La condizione di privazione di libertà e di emarginazione, richiede, laddove possibile, e ancor più in casi di particolare fragilità del detenuto, interventi a sostegno della persona nella prospettiva del suo reinserimento nella società. Ciò anche nel rispetto del principio costituzionale di uguaglianza sostanziale, perché tutti i cittadini, anche i detenuti, possano essere messi nelle condizioni di poter costruire un sano percorso di vita.
La cronaca purtroppo però, ci consegna uno specchio della realtà carceraria che spesso è decisamente sconfortante, se non ai limiti della sopportazione. Il sistema penitenziario soffre di carenze sistemiche che ormai si sono cronicizzate e in qualche modo sono espressione della crisi che ha investito molti settori: istituti penitenziari inadeguati e fatiscenti in condizioni di sovraffollamento che ledono e mortificano i diritti dei detenuti.
La protezione dei diritti inviolabili della persona, anche se reclusa, oltre ad essere estrinsecazione del principio di umanizzazione della pena e della pari dignità, costituisce, infatti, il modo più idoneo per tendere al reinserimento sociale. In tal senso assume un significato particolarmente importante il ruolo del garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale che, in virtù della facoltà di accesso, visita e colloquio nelle strutture detentive, non solo fornisce un quadro puntuale sulle condizioni della vita carceraria e penitenziaria in Calabria, ma promuove iniziative volte a garantire l’erogazione delle prestazioni inerenti ai diritti fondamentali.
Le amministrazioni competenti e le istituzioni calabresi tutte dovrebbero collaborare attivamente con il garante nella individuazione delle soluzioni che tendano a rendere effettivo il senso di umanità e della funzione rieducativa della pena, favorendo il recupero e il reinserimento nella società delle persone private della libertà personale.
Il tema del reinserimento lavorativo, poi, ci induce a una riflessione sugli strumenti che consentano concretamente ai detenuti di studiare, formarsi e prepararsi alla vita produttiva. Non vi è dubbio che investire sulla formazione e sulla cultura dia senso e speranza di progettualità.
In questa direzione, va considerata l’idea di rafforzare la connessione tra le strutture carcerarie e gli operatori culturali, le scuole, le accademie e le università, per il potenziamento delle biblioteche interne alle carceri - ad esempio - e per la fornitura degli strumenti e dei servizi di accompagnamento al percorso formativo per il reinserimento lavorativo.
E in tema di famiglia -conclude Giannetta- credo che l’analisi delle garanzie diventi particolarmente urgente quando parliamo di donne che hanno bambini in carcere. Bambini che vivono dentro le sbarre condizioni che non si sono meritate. Condannati innocenti ad una vita che nessun bambino dovrebbe vivere. I bambini non devono subire per colpe che non hanno".