Restituire valore, culturale ed economico, a un prodotto di eccellenza di una vasta area del Sud dell'Italia.
Questa la finalità del convegno tenutosi a Sersale lo scorso primo dicembre, intitolato “Manna e Mastice: risorsa del futuro”, in cui sono stati svelati i primi risultati, dopo anni di ricerche e studi, sulle tecniche di estrazione della manna dal frassino. La sfida per la sua riscoperta è condotta dai Conservatori di Etnobotanica di Castelluccio (in Basilicata) e di Sersale (Calabria, in provincia di Catanzaro) diretti dall’etnobotanico Carmine Lupia, e del prof. Giancarlo Statti, ordinario di Botanica farmaceutica dell’Università della Calabria.
La manna è prodotta quasi esclusivamente in Sicilia. Ai piedi delle Madonie, ad un'altezza che oscilla tra i 100 e 700 metri, dov’è estratta dai frassini, essenze arboree generalmente coltivate in consociazione con l'ulivo, il mandorlo e il fico d'india.
La superficie utilizzata è di poche migliaia di ettari e la produzione è favorita dal clima mite che, con elevate temperature estive e scarse escursioni termiche, facilita l'emissione e l'indurimento della manna nel momento dell'estrazione.
In Calabria quanti si occupavano della raccolta della manna, fino agli anni Cinquanta, erano chiamati “mannisi”. Storicamente la coltivazione del frassino da manna risale alla dominazione bizantina (IX-XI secolo d.C.). Il primato della produzione in Sicilia risale alla seconda metà dell'Ottocento, fermo restando che quella calabra, conosciuta in epoca greca, era considerata un'eccellenza in Italia e in Europa. “La produzione della manna - ha spiegato Lupia - si concentra tra i mesi di luglio e agosto e offre un buon reddito rispetto al passato: ogni chilo ha un costo superiore a 300 euro e il prezzo è sempre in crescita”.
Il prof. Statti ha affermato: “Nel biennio 2022/2023 sono stati realizzati due campi sperimentali: uno di frassino per la manna e uno di lentisco per il mastice (‘gomma da masticare’”). Grazie alle parcelle sperimentali, si sono potute attuare e osservare le tecniche di estrazione e comprendere tutti gli aspetti agronomici, botanici, pedoclimatici e di fisiologia vegetale coinvolti nel successo nel processo estrattivo. La collaborazione fra i due Conservatori con l’Università ha reso possibile l’approfondimento degli aspetti botanici ed etnobotanici, dell'importanza economica e storico-culturale di questi due prodotti di eccellenza. Il Dipartimento di Botanica farmaceutica dell’Unical, in particolare si è occupato dello studio chimico e farmaceutico”.
Al convengo, sono intervenuti Carmine Capellupo (sindaco di Sersale), Tommaso Berlingò (assessore all’Ambiente), il prof. Ernesto Palma (della Cattedra di Farmacologia e farmacoterapia dell’Università degli Studi Magna Græcia), Antonio Mazzei (dirigente Fincalabra spa), Egidio Salamone (direttore Fondazione Vos), Giovanni Canora (dietista Cattedra Unesco - Salerno), Giovanna Moscato (dirigente Istituto superiore di Sersale), Alessandro Talarico (presidente Ordine Agronomi e Forestali Cz), l’imprenditore Franco Fazio (Allasia Plant Magna Grecia), Emiliano Cistaro (direttore Riserva Naturale del Vergari), e Giuseppe Mancuso per Calabria Verde. Ha moderato Clemente Angotti (giornalista Ansa).