Camminare sulle proprie gambe dopo aver passato una vita intrappolata in un passeggino per neonati.
Non è una favola, ma il risultato del miracolo scientifico che ha portato Catanzaro sull’Olimpo dell’ortopedia facendo schizzare alle stelle la popolarità del reparto di Ortopedia pediatrica di Villa Serena, ma soprattutto rimescolando le carte di un destino che sembrava già scritto per regalare a una ragazzina, di soli 14 anni, prospettive di vita normale. Il morbo di Still da un lato, le due protesi più piccole che siano mai state impiantate al mondo dall’altro e in mezzo i sanitari del reparto diretto dal professor Luigi Promenzio che, con competenza e passione, si sono assunti rischi che altre strutture avevano giudicato troppo grandi e alla fine hanno vinto coronando un sogno di normalità. Soltanto questo chiedeva d’altronde una ragazzina piccolissima e leggerissima nel corpo, ma al contempo costretta a crescere troppo in fretta dalla malattia. Sognava di vivere come tutti i suoi coetanei e tutto questo è diventato realtà a Villa Serena.
Il primo intervento ad agosto, il secondo a marzo. Fortissima la voglia di chiudere il cerchio tant’è che una delle prime domande poste dalla giovane paziente ai medici al termine del primo intervento è stata: «Quando facciamo l’altro?». Tra lei e i medici il filo inossidabile di una determinazione basata su una sostituzione protesica bilaterale che prima l’ha rimessa in piedi sulle stampelle e poi le ha fatto gettare via anche quelle. Ora la paziente, attorno alla quale la famiglia e i medici hanno creato una sorta di cortina di ferro per tutelare al massimo la sua privacy, cammina da sola nonostante condizioni di partenza davvero critiche e aggravate negli anni da cure cortisoniche fortissime che le avevano provocato la necrosi della testa del femore. Sullo sfondo pure un’allergia al nichel che, a cose praticamente fatte, ha reso obbligatorio il rifacimento delle protesi, ma soprattutto quello che il professor Promenzio definisce senza filtri «un sottopeso patologico». Ecco la ragione di un incubo vissuto su un passeggino che ha però trovato il miglior risveglio del mondo anche grazie al percorso che sempre a Catanzaro l’ha messa nelle condizioni di subire gli interventi. A stabilizzarla la dottoressa Maria Cirillo, della Pediatria del Pugliese, poi il trasferimento a Villa Serena e il sogno diventato realtà di una ragazzina che, se dal punto di vista nutrizionale è ancora seguita dalla biologa nutrizionista Silvia Coltellaro, dal punto di vista emozionale può già ingurgitare il mondo. Deve riprendere peso e massa muscolare, ma il suo è un caso di riscatto che dimostra come osare si può. Al reparto For Children di Villa Serena lo sanno anche perché il direttore Promenzio anche a noi ha voluto precisare: «Se non volessi assumermi rischi non farei il lavoro che faccio». Sullo sfondo c’è comunque un lavoro di squadra che ha consentito al chirurgo primo operatore Luigi Perri di impiantare le protesi.
Poi la riabilitazione ha fatto il resto e così adesso a guidare è la vita e non più quella benzina impazzita che - ci spiega Promenzio - «tende in maniera costante, continua e anche profonda a bruciare le articolazioni». Non sono termini medici, ma a raccontarla così è un medico desideroso di essere compreso anche da chi non si occupa di aspetti sanitari per dire che «l’unicità dell’intervento non è da ricercare tanto nelle protesi, ma nel sottopeso patologico della paziente». Basti pensare d’altronde che le protesi d’anca più piccole utilizzate sono, anzi erano, quelle destinate alle popolazioni asiatiche di misura 6 e che per rimettere in piedi la ragazzina ne sono servite due di misura 1. Ora sono queste le più piccole al mondo, due armi di una battaglia adesso vinta che per la piccola paziente era iniziata alla nascita, ma che, nonostante i danni già irreparabili, a Catanzaro ha trovato prima una reumatologa che ha rallentato l’evolversi della malattia e poi l’equipe del professor Promenzio che ha raccolto la sfida e ha agguantato il successo al punto che ora di Promenzio chiedono da tutto il mondo. Altre sfide sono dunque all’orizzonte, ma lui difficilmente dimenticherà la piccola, grande guerriera che gli ha rubato il cuore con forza e maturità. La gioia di averla vista uscire dalla clinica sulle sue gambe è ormai scolpita nella storia di Villa Serena e a raccontarla è Luigi Perri che, da esecutore materiale degli interventi, ne parla come dell’«emozione più grande». Le due operazioni sono d’altronde state due sfide nella sfida perché l’anestesia non è stata totale e, nonostante ciò, la ragazzina è rimasta tranquilla riuscendo a guardare anche Cenerentola. In sottofondo i rumori che caratterizzano gli interventi ortopedici come, ad esempio, quelle martellate che per lei rappresentavano calci a quel passeggino, compagno sgradito di vita, e colpi a una malattia da arginare per far largo a quell’indipendenza che soltanto una deambulazione autonoma può regalare.