La crisi economica generata dal coronavirus ha avuto un impatto devastante sull'intero Paese, ancora di più in quei territori che già vivevano una situazione di sofferenza, come il territorio reggino, con ripercussioni sulle imprese e le attività commerciali. Delle difficoltà economiche per le imprese legate alla pandemia, abbiamo parlato con Domenico Vecchio presidente di Confindustria Reggio Calabria.
Presidente, la crisi ha determinato una paralisi delle attività e la chiusura di molte imprese, generando anche grosse difficoltà nel rimanere in piedi per quelle che continuano. Qual è la situazione attuale?
"Mentre la pandemia COVID 19 continua a mietere vittime nel mondo, l’Italia del Sud sta resistendo al contagio scongiurando, almeno finora, l’ecatombe che si temeva quando è esplosa l’emergenza nella penisola. Sarà stato il fattore temporale, oppure la salubrità dell’area, la mano della Divina Provvidenza o altre casualità, sta di fatto che l’annunciato pericolo sembrerebbe scampato anche se ancora occorre mantenere la guardia abbastanza elevata. Certo è che la chiusura totale delle attività e il forte impatto sulla già precaria economia, impongono di pensare da subito ad una ripartenza, che interessi già le zone che apparivano disagiate, come l’area metropolitana di Reggio Calabria, per evitarne il collasso definitivo. Occorre agire celermente sul versante delle opere pubbliche, di modo che l’apertura dei cantieri possa fungere da volano all’economia del territorio, contribuendo, inoltre, al suo miglioramento. Questa, infatti, potrebbe rappresentare un’occasione per intervenire sul dissesto idrogeologico, evitando così ulteriori catastrofi, ma anche attivare opere di rigenerazione urbana, riqualificando gli edifici sia dal punto di vista energetico che antisismico, ed il superbonus 110% ci dà una mano - nonché di manutenzione dei beni pubblici, secondo la legge e le regole del mercato. Riattivando così questo volano, si metterebbero in moto tutti i servizi per cui, l’economia comincerebbe a girare dando sicurezza, lavoro e certezze specie ai nostri giovani".
Lei, ha lanciato più volte l’allarme di un possibile rischio di usura per le imprese che nel tentativo di far fronte alle difficoltà potrebbero cercare altri canali. Un rischio concreto nel nostro territorio. Quali gli interventi di sostegno necessari per evitare che gli imprenditori intraprendano percorsi di illegalità per salvare la propria attività?
"Questo è un tema molto delicato, che va affrontato comunque con fermezza e dimostrando sensibilità ed ascolto verso la categoria dagli imprenditori i quali di certo, non vanno volentieri verso percorsi così distruttivi; distruttivi per la propria dignità personale e perché, il più delle volte danno origine a complicanze di svariato tipo con ripercussioni anche a livello familiare. Voglio esternare tutta la mia gratitudine alle forze dell’ordine indistintamente, siano Polizia, Carabinieri o Guardia di Finanza, che stanno mettendo in campo tutta la loro esperienza e capacità professionale per cercare di arginare questo odioso fenomeno con preziosi consigli e con il sentimento umano di far sentire con discrezione la loro vicinanza ed il loro aiuto verso la classe imprenditoriale. Sento anche la necessità di ringraziare il Procuratore Bombardieri per la sua accoglienza e disponibilità all’ascolto, e il Prefetto di Reggio Calabria Mariani, per i suoi preziosissimi consigli, per la sua disponibilità e il suo garbato ma efficace, efficiente e sensibile senso di comprensione e vicinanza verso le problematiche che affliggono gli imprenditori calabresi e in particolare quelli della provincia di Reggio Calabria. Rivolgo un appello a tutti gli imprenditori reggini:"Abbiate fiducia nelle forze dell’ordine, chiedere il loro aiuto è un segnale di crescita culturale, abbiate fiducia e senso di appartenenza alla Vostra Associazione Industriale di Reggio Calabria che in modo sensibile e discreto è disponibile ad occuparsi di ogni imprenditore, vittima di questo odioso problema, accompagnandolo sulla strada della liceità, della legalità e del riappropriarsi della propria dignità"".
L' inserimento dell'autorità portuale di Gioia Tauro nel Pnrr, può rappresentare una scommessa importante per tutto il Mezzogiorno?
"Assolutamente si! Non dimentichiamo che il Mediterraneo è tornato ad essere il grande crocevia dei maggiori flussi dell’economia globale e che Suez è stato ampliato per incentivare il passaggio dei carichi provenienti dall’est, di cui l’Italia, purtroppo, è capace di intercettarne solo una minima parte, mentre il resto prosegue attraverso Gibilterra per raggiungere i porti del Nord Europa (Germania e Olanda) molto meglio attrezzati e sviluppati. È evidente che lo sviluppo di un sistema infrastrutturale all’avanguardia offrirebbe l’opportunità di intercettare un maggiore quantitativo merci permettendo così all’intero Mezzogiorno, con Gioia Tauro in testa, di diventare il centro nevralgico e propulsore di nuovi processi economici. Quindi il PNRR può rappresentare quella leva economica necessaria ed indispensabile per poter fare dell’Area Portuale di Gioia Tauro il centro nevralgico dell’economia globale".
Serve comunque una strategia per il Sud che consenta il rilancio delle infrastrutture necessarie per colmare il gap della nostra regione rispetto ad altre. Mi riferisco oltre al porto di Gioia Tauro, all'Alta velocità, al potenziamento degli aeroporti ecc.?
"Lo sviluppo infrastrutturale, che garantirebbe l’apertura di nuovi cantieri, potrebbe segnare senz’altro un importante punto di partenza nonché un’immediata boccata di ossigeno all’economia reale. E’, tuttavia, evidente, che ciò sarebbe insufficiente se tale processo non fosse accompagnato da altre misure utili ad incentivare gli investimenti e rendere i territori appetibili. Su tutte penso alla certezza del diritto, elemento non trascurabile di valutazione da parte degli investitori che necessitano di un quadro normativo il cui corretto funzionamento è garantito dalla presenza di un sistema legislativo, normativo e anche giudiziario in grado di fornire ampie garanzie di sicurezza, efficacia e stabilità. Occorrerebbe, inoltre, alleggerire anche il sistema burocratico, per evitare il dispendio di tempo ed energie che, di fatto, disincentivano l’imprenditore ad investire, e procedere ad una completa digitalizzazione del sistema. Si deve pensare al porto di Gioia Tauro come il più importante suolo commerciale italiano, e di conseguenza dotarlo di tutte le strutture necessarie affinché ciò non rimanga solo una idea sulla casta, ma diventi assoluta realtà. Non possiamo dimenticare di porre in evidenza le importanti ricadute che potrebbe avere la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Il Ponte è ormai diventato un elemento imprescindibile della cultura economica del nostro territorio. Non può essere ancora considerato come una bandierina da piazzare in favore di una parte politica, fare il ponte vuole dire un forte innalzamento culturale di tutte le forze politiche, senza individualismi di colore, dimostrando compattezza e amore verso la propria terra ed i propri concittadini. In termini economici sono immense le ricadute sul territorio; si faccia riferimento agli scambi culturali ed economici delle due sponde, alla forte attrattiva turistica e quindi alle importanti ricadute economiche da essa generate, al ruolo che l’immagine ponte può rivestire a livello mondiale; sono tante le ragioni e tutte fortemente positive che spingono per la realizzazione del ponte, ma per fare un qualcosa ci vuole compattezza, determinazione, visione del futuro, e la realizzazione del ponte richiede tutto questo".
Un altro grande problema della Calabria è rappresentato dall'emigrazione per diverse motivi sanitari, occupazionali, di studio. Serve una programmazione, una concretizzazione delle idee e dei progetti, anche attingendo alle risorse della comunità europea, per creare le condizioni necessarie affinché si possa rimanere nella nostra Regione?
"Purtroppo, questo è un problema atavico con cui il Meridione, in generale, e la Calabria, in particolare, si confrontano da decenni. La differenza sta nel fatto che prima a migrare era la forza lavoro manuale, oggi sono perlopiù giovani ben formati e fortemente richiesti sul mercato del lavoro intellettuale. Un’enorme perdita in termini di capitale umano e sociale aggravata dal fatto che, a volte, la carenza di sviluppo è anche dovuta all’assenza di elementi propulsori e di menti capaci di indirizzarlo. Su questo fronte gli ambiti legati alla formazione e alla ricerca potrebbero, senz’altro, svolgere un importante ruolo. Fondamentale sarebbe il sostegno alla ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie e lo sviluppo di incubatori per l’incentivo di nuove start-up. Le ricadute in termini economici potrebbero essere immediate. Basti pensare a quante attività si svilupperebbero, con l’ausilio delle nuove tecnologie, nei settori della ricerca, della cultura e del turismo, in un territorio come quello della Città metropolitana di Reggio Calabria ricco di storia, cultura, biodiversità e bellezze paesaggistiche e naturalistiche. Il territorio in questione, infatti, oltre ad affacciarsi sull’area dello stretto, unicum di biodiversità ed eccezionale punto di osservazione delle specie che migrano da una parte all’altra del bacino, contiene al suo interno il Parco Nazionale d’Aspromonte; l’area portuale di Gioia Tauro; l’area della locride con i suoi reperti del periodo della Magna Grecia; i reperti bizantini e arabi; e i suggestivi sentieri naturalistici che partendo dalle spiagge del tirreno, si snodano lungo la costa viola per arrampicarsi fino alle cime più elevate dell’Aspromonte. Oltre a questi aspetti l’attuale crisi potrebbe rappresentare un’utile occasione per ripensare e rilanciare il sistema sanitario, al fine di garantire la salute della popolazione meridionale e porre fine al “turismo sanitario” a cui fino ad oggi ha dovuto fare ricorso, attrezzandolo anche ad affrontare le ardue sfide che si pongono innanzi. Propongo un patto d’amore verso la propria terra rivolto a tutte le forze politiche di ogni colore, indistinto, un invito a trovare insieme una formula che sia rivolta alla risoluzione dei problemi del territorio. Ecco, io credo che questo sia il momento giusto per porre anche noi, gente del Sud, noi Meridionali e con fermezza le nostre condizioni, per dare alle nuove generazioni un futuro migliore, e per rendere anche più equo il livello di vita; in altri termini, io ritengo che, se l’Italia vuole ripartire è assolutamente necessario che il Sud non sia più trainato o al traino, ma sia anch’esso parte essenziale ed attiva nella Nazione. Questo non lo dice solo il Presidente degli Industriali di Reggio Calabria, ma è ormai un dogma, una realtà che tutti i più importanti osservatori economici hanno messo in evidenza: "Per risollevare l’Italia bisogna partire da Sud"".