Gli Arbëreshë sono una minoranza etnico-linguistica della Calabria originaria dell’Albania e della Grecia, arrivati in regione tra il XV ed il XVIII secolo per sfuggire all’invasione ottomana delle loro terre.
Gli Arbëreshë della Calabria rappresentano la popolazione più numerosa tra quelle stanziate in Italia, in molti casi mantengono ancora la lingua, gli usi e la religione dei loro antenati.
La ricca e variegata realtà idiomatica caratterizza l’Italia molto più di quanto non succeda negli altri paesi europei. In Italia sono riconosciute 12 "comunità linguistiche" di lunga tradizione che parlano lingue differenti da quelle ufficiali. Su 20 regioni sono ben 14 le regioni che vedono la presenza nativa di minoranze linguistiche e culturali solidamente radicate nella storia civile e nella realtà sociale; in Calabria ne sono presenti 3: la minoranza arberesh, la minoranza grecofona e la minoranza occitana.
Le popolazioni di etnia albanese originarie del sud dell’Albania e dal nord della Grecia iniziarono a muoversi verso l’allora Regno di Napoli dopo l’invasione delle loro terre natie ad opera dell’Impero Turco, subito dopo la caduta dell’Impero Bizantino. I primi profughi giunsero sul finire del XIV secolo, ma la prima vera migrazione di massa avvenne verso la metà del XV secolo.
La cultura contemporanea dell’Albanensia ha mostrato un atteggiamento di apertura verso le manifestazioni intellettuali europee. Contestualmente si è anche fondata sulla tutela e sul rilancio del proprio patrimonio tradizionale. Minacciato dallo spopolamento dei centri arberesh dovuto all’emigrazione e dallo sviluppo della cultura urbanocentrica, tale elemento è stato valorizzato dalla vivacità degli intellettuali italo-albanesi. Essi hanno fra l’altro fornito dignità letteraria alla lingua madre, salvaguardando la continuità culturale del loro popolo. In ambito artistico, giuridico e letterario l’Arbëria, nel ‘900, ha evidenziato protagonisti, stile e contenuti peculiari. Al folklore, all’allestimento di musei specialistici e alle iniziative di tutela delle minoranze linguistiche è demandato il compito di rilanciare la memoria di usi e costumi secolari; a presidio dell’idioma e degli studi albanologici si presentano come di rilievo europeo le attività di ricerca della cattedra di Albanologia dell’Università della Calabria.
Fulvio Mazza, in “La Calabria albanese” edito da Rubbettino analizza la suddivisione nelle tre province calabresi della comunità arbëresh. La Calabria è la regione italiana con il maggior numero di comuni arbëresh con ben 27 comuni ubicati in tre province. La provincia di Cosenza ne conta diciannove: Acquaformosa, Castroregio - in particolare con la frazione Farneta - Cerzeto - in particolare con le frazioni Cavallerizzo e San Giacomo di Cerzeto, Civita, Falconara Albanese, Firmo, Frascineto (in particolare con la sua frazione Ejanina), Lungro, Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano - in particolare con la sua frazione Marri - San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone - in particolar con la sua frazione Macchia Albanese - San Giorgio Albanese, San Martino di Finita, Santa Caterina Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Vaccarizzo Albanese, Spezzano Albanese.
Segue la provincia di Catanzaro, con cinque comuni: Andali, Caraffa di Catanzaro, Marcedusa, Maida, in particolare la frazione Vena di Maida, e Lamezia Terme, con la sua frazione Zangarona; infine Crotone, con tre comuni Carfizzi, Pallagorio e San Nicola dell’Alto. In essi le popolazioni italo - albanesi emergono, rispetto al contesto territoriale in cui si situano, per la peculiarità della propria storia, delle proprie tradizioni e della lingua parlata, costituendo un “arcipelago” linguistico e culturale.
Molte comunità arbëreshë della Calabria conservano il rito religioso dei loro antenati: Cattolico Greco-Bizantino. La chiesa cattolica arbëreshë conserva strutture, disciplina, tradizioni e liturgia del rito bizantino, come praticato dalla chiesa ortodossa, ma riconosce come capo della Chiesa il Papa. La sede dell'Eparchia si trova a Lungro, presso la cattedrale di San Nicola di Mira.
L'eparchia fa capo a 29 parrocchie, di cui: 25 in Calabria, 2 in Basilicata, 2 in Abruzzo e 1 in Puglia. Oggi, come allora, la Chiesa cattolico-bizantina è sotto la giurisdizione ecumenica della Chiesa di Roma, ma mantiene e segue un rito e una disciplina ecclesiastica greco-ortodossa. L’eparchia è gestita da un eparca, di nomina papale, equiparato ai vescovi.