“Mettere in rete tutte le persone di buona volontà che hanno a cuore la nostra terra e che vogliono confrontare idee sullo sviluppo sociale ed economico della Calabria”.
Questa la ‘scintilla’ che ha fatto nascere nel 2012 il gruppo social Calabria Dinamica, idea del professore Domenico Nicolò, ordinario di Economia Aziendale e Direttore Laboratorio ReTMES - Research Team for Mediterranean Entrepreneurship and Startups dell’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria. Network di imprenditori, docenti universitari, professionisti con la partecipazione anche di qualche rappresentante istituzionale, il progetto intende chiamare a raccolta tutte le forze sane del territorio per scrivere insieme una nuova pagina di rinascita e costruzione positiva della nostra regione in uno dei periodi più tristi e bui della storia.
Creare una banca di idee e progetti di sviluppo dalla quale tutti possono attingere è l’obiettivo dell’iniziativa che “non ha finalità di sostegno elettorale a candidati o forze politiche”. Calabria Dinamica che “conta al momento più di 5.500 persone su Facebook e più di 200 su WhatsApp” è stata ripresa oggi in una congiuntura difficile ed inedita ma forse, anche per questo, foriera di opportunità. Come sosteneva Einstein: “La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie […] Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora; senza crisi qualsiasi vento diventa una brezza leggera”.
Che lezione, secondo lei, possiamo apprendere da questo difficile momento? La pandemia ci ha insegnato, fra le altre cose, a separare nella nostra vita l’essenziale dal non; a selezionare, a scegliere. Secondo lei del mondo attuale e del modo di vivere del XXI secolo cosa dobbiamo per così dire “salvare” e cosa cestinare?
Questa crisi, acuita moltissimo dalla pandemia, è cominciata agli inizi del millennio e sembra non avere fine. Essa ci pone di fronte alla necessità di trovare soluzione, impegnandoci con professionalità e determinazione nel nostro lavoro. Se non si reagisce si finirà inevitabilmente con il soccombere. È arrivato il momento di uno scatto di orgoglio. Noi calabresi dobbiamo collaborare e metterci seriamente a lavorare, superando la nostra indolenza. Dobbiamo anche scegliere meglio la classe politica.
Che progetto di sviluppo ha in mente per la Calabria?
Il programma lo stiamo scrivendo tutti insieme, mettendo in rete i cervelli di docenti universitari, commercialisti, avvocati, giornalisti, studenti, che hanno voglia di confrontarsi e di mettere a disposizione della nostra terra la propria competenza ed esperienza. Così in Calabria Dinamica stanno nascendo gruppi di studio che lavorano online su innovazione sociale, trasporti e logistica, patrimonio culturale e naturale, sviluppo economico e startup, agricoltura, digitalizzazione, lavoro e formazione professionale. Personalmente credo molto nell’agroindustria di qualità, dato che i nostri più importanti imprenditori operano in questo settore, oltre che nel turismo. La Calabria deve realizzare subito una Expo agroalimentare del Mediterraneo permanente. Ospitando espositori dell’Africa e del Sud Europa, potrà diventare baricentrica nell’economia di quest’area del Mondo.
Lei ha dichiarato, presentando il suo progetto: “Voglio mettere al servizio della comunità le mie competenze, anche fuori dalle aule universitarie, soprattutto le competenze in materia di startup e creazione d’impresa, di cui in Calabria c’è tanto bisogno”. Come potrà estrinsecare concretamente questo suo impegno e quale contributo in termini di competenze potranno fornire gli altri componenti di Calabria Dinamica?
Io sono esperto di startup e sistemi informativi per la programmazione e il controllo di gestione, ma nel gruppo Calabria Dinamica ci sono molte professionalità in tutti i settori. I membri di Calabria Dinamica si riuniscono ogni sabato alle 17.30 su Google meet per discutere anche se, in verità, il confronto di idee è continuo. Quotidianamente si condividono messaggi nel gruppo Whatsapp e ci si confronta. La gente è affamata di politica, vuole partecipare, scambiare idee, fare quello che da anni non si fa più nelle sedi di partito.
Il fare rete in una società come quella calabrese, scarsamente incline alla cooperazione, presuppone anche un cambio di mentalità e di passo. Bisogna fare anche un lavoro culturale in tal senso?
Senz’altro. La chiusura alla collaborazione, sia sul fronte dell’apporto di capitale sia su quello della gestione, ostacola lo sviluppo. Nel gruppo stiamo sfatando il mito che vuole che in Calabria non sia possibile collaborare e mettere in rete le persone.
Immaginare un progetto di sviluppo significa declinarlo in tutte le sue parti con un preciso cronoprogramma, strumenti di attuazione e braccia operative che diano concretamente seguito a quanto immaginato. Come pensa di fare?
Noi non siamo una forza politica, non siamo un movimento, bensì soltanto un gruppo social, che vuole mettere al servizio dei politici di buona volontà il nostro programma di sviluppo.
Sin dal primo incontro di Calabria Dinamica sui social, è stato da più parti stigmatizzato che in Calabria manca la cultura di impresa. Lei che è un esperto di start-up e creazione di impresa da cosa ritiene si debba partire?
Dalla cultura d’impresa appunto e, prima ancora, quella del lavoro, da diffondere nelle scuole e nelle università attraverso l’esempio di molti imprenditori che nonostante tutto tengono duro e investono nella propria impresa. Se riusciremo a far nascere numerose imprese innovative di successo, molti ne seguiranno l’esempio. Gli esempi positivi costituiscono uno stimolo a fare sempre di più e meglio.
Ogni progetto di riscatto e sviluppo illumina la prospettiva e risveglia il desiderio di tanti calabresi di buona volontà che hanno veramente a cuore questa terra, di dare un personale contributo. Ma, per evitare che tutto naufraghi contro gli scogli dell’impossibilità di concreta attuazione come procedere?
Lo sviluppo presuppone la liberazione dal cancro della ‘ndrangheta e il mettere da parte l’indolenza, indotta in molti da decenni di assistenzialismo, altrimenti nessun processo di sviluppo potrà mai attuarsi con successo.