Monsignor Domenico Battaglia, il prete di strada diventato vescovo partendo dalla porta stretta della periferia di Catanzaro, diventa, infatti, cardinale. Papa Francesco ha deciso di aggiungere proprio l’attuale arcivescovo di Napoli tra i porporati che riceveranno la berretta al Concistoro del prossimo 7 dicembre.
Dalla periferia di Catanzaro fino al cuore della Chiesa cattolica. Un riconoscimento che arriva per l’attuale arcivescovo di Napoli dopo una vita dedicata agli ultimi e ai più emarginati. La notizia è stata annunciata dal direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, a conferma della decisione del Pontefice: “Papa Francesco annuncia di aver incluso fra i nomi dei nuovi cardinali che saranno creati nel corso del prossimo Concistoro del 7 dicembre sua eccellenza Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli”.
Nato a Satriano, 61 anni, Don Mimmo ha sempre mostrato una grande sensibilità verso chi si trovava ai margini. I suoi studi teologici e filosofici si sono svolti al Pontificio Seminario Regionale “San Pio X” di Catanzaro, e la sua ordinazione sacerdotale è avvenuta il 6 febbraio 1988. Subito dopo, ha iniziato il suo impegno a favore della giustizia sociale e dei diritti dei più deboli: è stato rettore del seminario liceale di Catanzaro e ha ricoperto vari incarichi nella diocesi, come membro della Commissione “Giustizia e Pace” e parroco in diverse comunità. Nel 1992, la sua vocazione a servire i più vulnerabili si è concretizzata nella fondazione del CCS (Centro Calabrese di Solidarietà), una struttura d’accoglienza per tossicodipendenti, persone in difficoltà sociale e donne vittime di violenza.
Il cammino di Don Mimmo è proseguito con l’arrivo a Napoli, una città complessa e bisognosa di guida spirituale e sostegno sociale. Nel dicembre del 2020, Papa Francesco ha scelto Battaglia come arcivescovo metropolita di Napoli, riconoscendo in lui la figura di un pastore vicino al popolo, capace di affrontare i problemi della criminalità organizzata e delle periferie in difficoltà. Da allora, Don Mimmo ha continuato a portare avanti una missione di inclusione e di dialogo, incarnando l’idea di una Chiesa che non si distanzia, ma si sporca le mani, restando accanto a chi soffre.
Di fronte alla nomina a cardinale, Don Mimmo ha scelto di mantenere la sua umiltà e semplicità. Ha commentato con parole che risuonano profonde e autentiche: “Non chiamatemi Eminenza, come qualcuno ha già fatto: sono e resterò sempre Don Mimmo. Diventare cardinale non è un privilegio ma una responsabilità, responsabilità che possiamo condividere nella misura in cui cammineremo insieme, sentendoci servi gli uni degli altri”.