Il Garante regionale dei detenuti Muglia ha presentato la prima relazione semestrale del 2024: «Si registra un aggravamento della situazione generale».
Le carceri calabresi continuano a essere teatro di un vero e proprio inferno. Oltre 5.300 “eventi critici” – tra cui 3 suicidi e 80 tentati suicidi – sovraffollamento, e una drammatica carenza di personale. È questo il quadro desolante che emerge dall’ultima relazione semestrale del Garante regionale dei detenuti, Luca Muglia, presentata oggi in Cittadella.
«I dati confermano il trend preoccupante già evidenziato in passato e in alcuni settori indicano un aggravamento della situazione generale», ha dichiarato Muglia. La relazione, che copre il periodo gennaio-giugno 2024, rileva un totale di 5.306 eventi critici, tra cui 225 atti di autolesionismo e 75 aggressioni agli agenti penitenziari.
Il dato che forse preoccupa di più è che ben il 40% dei detenuti nelle carceri calabresi non sconta una pena definitiva, ma è in attesa di giudizio sotto misure cautelari. Sul fronte del sovraffollamento, i numeri parlano chiaro: nei 12 istituti penitenziari della regione sono presenti 2.998 detenuti a fronte di una capienza di poco più di 2.700, con un indice di affollamento pari a 114,78. Situazioni particolarmente critiche si registrano a Locri (147) e Castrovillari (136).
Muglia ha evidenziato anche le difficoltà legate alla carenza di organico, soprattutto nel personale di polizia penitenziaria, con picchi elevati a Catanzaro, Paola, Palmi e Vibo Valentia. Anche se il numero dei funzionari giuridico-pedagogici è aumentato, la situazione rimane insoddisfacente: il rapporto attuale è di due educatori ogni cento detenuti, contro uno ogni cento in passato, un dato comunque insufficiente per garantire adeguati percorsi di reinserimento.
«È impossibile affrontare la situazione carceraria in queste condizioni», ha dichiarato il Garante, facendo eco alle dichiarazioni del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Russo, secondo cui mancano almeno 2.000 funzionari giuridico-pedagogici in tutta Italia. Muglia ha poi segnalato un miglioramento nell’istituto penale minorile, dove l’organico della polizia penitenziaria è stato rafforzato, sebbene la carenza di funzionari ed educatori rimanga preoccupante.
L’effetto del decreto Caivano si fa sentire anche in Calabria, con un aumento del 23% dei detenuti minori o giovani adulti, la maggior parte dei quali si trova in carcere in misura cautelare. La situazione nelle Rems di Girifalco e Santa Sofia d’Epiro è migliorata, ma resta una lunga lista d’attesa per l’accesso a queste strutture, con tempi che superano i due anni.
Nelle sue conclusioni, Muglia ha criticato aspramente le aspettative tradite da parte della popolazione detenuta. «Di carcere si parla ogni giorno, ma le soluzioni finora proposte, compreso il decreto Nordio, sono tutte a medio e lungo termine e non affrontano temi cruciali come la liberazione anticipata o il drammatico aumento dei suicidi in carcere». Muglia ha anche sottolineato la necessità di intervenire rapidamente per ridurre il sovraffollamento, proponendo percorsi di reinserimento per detenuti con pene residue di 3-5 anni.
Per quanto riguarda gli organici, la situazione calabrese non sembra destinata a migliorare. «Nei prossimi mesi saranno assunti solo 70 nuovi operatori, un numero assolutamente esiguo rispetto alle necessità», ha osservato il Garante. Inoltre, Muglia ha lanciato un nuovo allarme riguardo alle barriere in plexiglass presenti nelle carceri di Cosenza, Vibo e Reggio Calabria: «Se non avrò risposte a breve, attiverò la Commissione sui diritti umani del Senato per far emergere questa situazione inaccettabile».
Nel report precedente, presentato all’inizio dell’anno, Muglia aveva già lanciato l’allarme con i dati relativi al primo trimestre del 2024: 2.219 eventi critici, tra cui 26 tentativi di suicidio, 110 atti di autolesionismo e 25 aggressioni alla polizia penitenziaria. Numeri che, alla luce delle nuove rilevazioni, dipingono un quadro di crescente emergenza.