Non è tempo di campanilismi, le università calabresi lavorano per rafforzare l’azione formativa in tutto il territorio regionale
“Dubium sapientiae initium”. Suona così il motto scelto nel 1998 dal professore Salvatore Venuta per la “sua” Università della Magna Graecia di Catanzaro al momento della nascita per decreto ministeriale, a voler tralasciare il lungo lavoro preparatorio iniziato una ventina di anni prima. Tre rettori dopo, l’Umg ha assunto una fisionomia precisa nell’ambito del sistema universitario italiano, stabilmente inserita ai fini statistici tra i medi atenei statali, ritagliandosi uno spazio autorevole forte di un’offerta didattica che ha ormai raggiunto e superato i venticinque corsi di laurea nelle aree medica, biofarmaceutica e giuridica-economica-sociale, ai quali si aggiungono i corsi di Alta formazione, Specializzazione, Aggiornamento e Master. I corsi si svolgono in gran parte nel moderno Campus al polo direzionale di Germaneto, inaugurato nell’anno accademico 2006, con estensioni nel centro storico di Catanzaro per Sociologia e Scienze Motorie. Dal 1° novembre 2017 Rettore dell’Umg è il professor Giovambattista De Sarro, lametino di nascita, cosmopolita per formazione, 65 anni, ordinario di Farmacologia, dal solido e ricco curriculum di studi, ricerche e incarichi di prestigio. Non sono anni tranquilli per l’università italiana in genere, costretta come da vocazione a interrogarsi sul futuro, in uno scenario che si apre su una crisi sanitaria ed economica dagli sviluppi imprevedibili. Se ciò è valido per l’università in generale, lo è ancora di più per un ateneo ancora giovane che antepone il dubbio ad ogni traguardo di scienza e sapienza. Calabriaonweb lo ha interrogato. Il professor De Sarro ha risposto di buon grado.
Rettore Giovambattista De Sarro, come l’Università Magna Graecia ha affrontato l’emergenza didattica e di ricerca imposta da Covid-19. E, di converso, cosa l’emergenza ha insegnato all’istituzione universitaria?
“Continua, purtroppo, l’emergenza, ma l’Università di Catanzaro, così come tutte le Università Italiane, nonostante tutto, ha saputo reagire in modo deciso, garantendo servizi ed attività, anche nella fruizione online. Con le attività di ricerca, tra l’altro, con un meritorio lavorio dei nostri ricercatori e dottorandi abbiamo permesso anche di porre all’avanguardia della comunità scientifica nazionale e internazionale il nostro Ateneo negli studi sul Covid e la sua diffusione. L’emergenza ha insegnato una capacità di adattamento straordinaria. Bisognerà trarne forza e motivo di sprone per il continuo miglioramento delle attività di didattica, ricerca e assistenza”.
Il ruolo trainante dell’UMG per il tessuto culturale ed economico del territorio e della regione esce rafforzato o indebolito dagli ultimi dodici mesi di incertezza nel succedersi delle tre ondate pandemiche? Diamo per scontato che quel ruolo venga esercitato e, anzi, posto a fondamento dell’azione pubblica dell’Università.
“Il ruolo dell’Ateneo ne esce rafforzato soprattutto se pensiamo a cosa fosse stato l’impatto medico e sanitario senza la presenza sul territorio regionale dell’unica Scuola di Medicina e Chirurgia presente nell’Università Magna Graecia. Abbiamo saputo innovarci per venire incontro alle esigenze della comunità universitaria e grazie alla didattica a distanza ed alle attività garantite comunque online abbiamo permesso di mantenere vivo il dibattito culturale e operato per fare da collante con il tessuto socio-economico del territorio”.
Rettore De Sarro, il suo mandato, della durata di sei anni, è in scadenza nel 2023. Le sarà capitato di riandare con la mente al giorno del suo insediamento, alle linee di programma allora portate a conoscenza del mondo accademico e studentesco. Allora auspicò da un lato una maggiore vocazione internazionale dell’Ateneo in termini di ricerca, e dall’altro un miglioramento del rapporto con le istituzioni regionali e nazionali. Soddisfatto di come siano proceduti i proponimenti?
“Ci sono altri due anni di mandato per recuperare quello che la pandemia ha inevitabilmente rallentato. Sono soddisfatto per la caratura internazionale che ha raggiunto il nostro Ateneo nel continuare a mantenere un’alta posizione nella classifica dei ‘Top italian scientists’ e nell’aver consolidato prestigiose collaborazioni con i più autorevoli Istituti di ricerca internazionali. La mobilità studentesca – è evidente – ha subito un brusco contraccolpo questi ultimi mesi di pandemia e blocchi nazionali. L’auspicio è che possano riprendere i progetti ambiziosi che avevamo lanciato, agli inizi del 2020 prima della pandemia, per continuare le opportunità importanti di scambio e formazione all’estero per i nostri studenti e viceversa.
Il rapporto con le Istituzioni regionali - bisogna dirlo francamente –, è sempre caratterizzato da alti e bassi che non aiutano nel lavoro, a lungo termine come richiede oggi una valida programmazione pluriennale, che si deve sostanziare invece di proficua e reciproca collaborazione.
In ambito nazionale non posso che mostrare soddisfazione per i riconoscimenti che riceviamo per la virtuosità nei conti e la salute finanziaria del nostro Ateneo, per quanto attiene il turn-over, il Fondo di Funzionamento Ordinario che in parte è legato ad un sistema di premialità, la produttività scientifica dei Ricercatori, tutto ciò a dimostrazione che il sistema funziona”.
La Calabria soffre, oltre che di emigrazione sanitaria, anche di una rilevante emigrazione studentesca. Anche se non sembra essere in atto una progressione geometrica, certo il fenomeno perdura. Cosa possono fare le Università calabresi e in generale del Meridione per contrastare e finanche invertire la tendenza? La crisi economica che accompagna la crisi epidemica avrà influenza nel trend delle iscrizioni? La crisi del 2008 segnò una regressione delle immatricolazioni. Si intravedono già segnali in proposito?
“Nel corso degli ultimi quindici anni – come attestato da SVIMEZ - si è manifestato un flusso migratorio studentesco dalle regioni meridionali verso il Centro-Nord e l'estero: la causa principale è la cronica debolezza della domanda di lavoro meridionale. A ciò si aggiunge che il saldo migratorio negativo dei laureati nel Mezzogiorno è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni. Veniamo poi agli ultimi dodici mesi e agli effetti post pandemia… Il quadro potrebbe far presupporre un’inversione di tendenza soprattutto se lo leghiamo al cosiddetto ‘south-working’, in questo caso ‘south-studying’, che ha iniziato a farsi largo anche tra tanti nostri giovani. Siamo pronti a riconquistare i favori di chi punta ad iscriversi alle nostre Università al fine così di evitare spostamenti e costi divenuti eccessivi ma è chiaro che occorre un patto tra tutti gli attori istituzionali regionali per favorirne l’occupazione”.
C’è stato un momento storico, i due anni precedenti la pandemia, in cui l’UMG si è dovuta misurare con una compressione dell’offerta didattica nell’ambito delle specializzazioni mediche e chirurgiche. La tempesta è superata oppure siamo in presenza di una bonaccia solo apparente? Come interpretare il rallentamento del percorso di integrazione aziendale tra Ospedale e Policlinico?
“Le Scuole di specializzazione sono state tutte confermate e credo che la situazione – come avevo più volte segnalato – si sia stabilizzato, avendo l’Ateneo acquisito i requisiti tecnici richiesti dal Ministero. É chiaro che il numero di posti letto disponibili e la possibilità di garantire una formazione specialistica di qualità ai futuri medici è condizione essenziale. Ecco perché il ruolo dell’Azienda Ospedaliero-Universitario è determinante, così come la futura integrazione con l’Azienda Ospedaliera ‘Pugliese-Ciaccio’. Si riapre ora nuovamente, dopo a bocciatura della Corte Costituzionale, la partita della legge regionale per tale integrazione, un’integrazione che deve essere realizzata nel rispetto delle specifiche prerogative, funzioni e finalità di ciascuna Azienda. Sarà questo un banco di prova importante, soprattutto, per mettere in risalto la volontà concreta di operare per garantire un’assistenza sanitaria, una formazione medica ed una ricerca di qualità ai cittadini calabresi, le cronache di 12 mesi di pandemia ce lo richiedono fortemente”.
Rettore De Sarro, quale il coefficiente di valenza dell’UMG nel sistema universitario calabrese? In linea generale e in riferimento alla recente istituzione del corso di laurea interateneo in Medicina e tecnologie digitali. Le polemiche cresciute intorno all’accordo, dettate dal timore di una perdita di centralità dell’UMG in campo medico, hanno ragione d’essere?
“L’Università di Catanzaro collabora proficuamente con gli altri Atenei calabresi per rafforzare l’azione formativa sul nostro territorio regionale. Non ci possono essere campanilismi ormai fuori luogo o polemiche strumentali, senza senso, create ad arte. L’Università di Catanzaro, come ho detto in maniera chiara e ferma, non ha perso nessuna centralità con l’istituzione del corso di laurea interateneo, la Scuola di Medicina e Chirurgia rimane unica ed è qui nel capoluogo di Regione. Non ci sono più le condizioni storiche e finanziare affinché un altro Ateneo si avventuri nella creazione di una nuova Medicina universitaria”.
Professor De Sarro, lei è il quarto Magnifico rettore dell’UMG, dopo i professori Venuta, Costanzo e Quattrone. Oggi secondo i parametri adoperati dall’Istat, l’Ateneo catanzarese viene classificato tra i medi atenei statali, quelli che contano tra i diecimila e ventimila iscritti. In una prospettiva storica, che abbia anche una finestra proiettata sul futuro, si può essere soddisfatti della crescita, in termini di offerta didattica, attività di ricerca, evoluzioni spin-off, incidenza sulla crescita sociale e culturale del territorio?
“Riporto i dati: aumento della quota premiale delle assegnazioni del fondo di funzionamento ordinario da parte del Ministero dell’Università nell’ultimo triennio, offerta formativa completa ed ancorata ai bisogni ed esigenze del territorio, più di 600 pubblicazioni scientifiche all’anno da parte di docenti e ricercatori, deposito di 17 brevetti grazie ai risultati di ricerca ottenuti, realizzazione di quattro progetti imprenditoriali, proposti da docenti, per la costituzione delle relative società spin off nel campo della biomedicina e scienze della vita. Con orgoglio e soddisfazione possiamo dire di aver fatto tanto: si può solo crescere e migliorare sempre più”.
Rettore, nella sua carriera ha conseguito più che brillanti risultati nel campo della ricerca neurofarmacologica. Adesso vive un’esperienza scadenzata da impegni organizzativi e programmatori che deviano dal suo curriculum di studi e di ricerca. L’abbiamo vista impegnatissimo nel limare piani aziendali del Policlinico, perorare prerogative di esclusiva pertinenza universitaria, battagliare sul fronte dell’autonomia d’Ateneo. Rimpiange la presunta, o presumibile, pensosa tranquillità di laboratorio e d’aula?
“Venire eletto Rettore dalla propria comunità università è un onore e un onere, come tutte le cariche elettive. Vivo questa missione con lo stesso spirito di servizio e la meticolosità con cui opero nelle attività di ricerca in laboratorio e mi dedico alla formazione dei nostri giovani. Con la consapevolezza di fare il mio dovere sempre, per il bene dell’Istituzione e della comunità che rappresento, vado avanti ogni giorno senza risparmio di energie e forze, lavorando sodo, senza troppi riflettori accesi. Come nel laboratorio i risultati si ottengono con tenacia e determinazione, senza perdersi troppo in chiacchiere”.