
Le battaglie antilatifondiste, tra il 1944 e il 1950, furono segnate dal sangue dei contadini del sud Italia. Come non ricordare l’eccidio di Melissa, nel crotonese, e la strage di Portella della Ginestra in Sicilia?
Gli anni in questione erano gli anni in cui i contadini calabresi protestavano e lottavano - letteralmente – forti della riforma dell' allora Ministro dell'Agricoltura Fuasto Gullo, la quale prevedeva l'assegnazione delle terre del latifondo ai contadini riuniti in cooperative. Il provvedimento venne osteggiato dai latifondisti calabresi, che vedevano nei nuovi proprietari degli usurpatori. Questa condizione causò diversi scontri violenti a Calabricata nel 1946, a Petilia Policastro nel 1947 e a Melissa nel 1949.
Il 28 novembre 1946, a Calabricata, Giuditta Levato insieme ad un gruppo di contadini, andò a difendere la terra loro assegnata. La controversia fu causata da una mandria di buoi che il latifondista lasciò pascolare nei campi assegnati ai contadini, impedendone quindi la coltivazione. Durante la protesta, in circostanze mai del tutto chiarite, dal fucile di una persona al servizio di Mazza partì un colpo che raggiunse la donna all'addome. Il sacrificio di Giuditta Levato smosse le sensibilità e gli animi dei movimenti di lotta contadina per l’occupazione delle terre incolte che, nel giro di pochi mesi, si svilupparono prepotentemente in Calabria e in tutto il Meridione.
Giuditta abbracciò la lotta per la redenzione del proletariato, attraverso una mobilitazione sostenuta dal Partito Comunista, riuscendo a parlare in modo semplice e diretto ai contadini e soprattutto riuscendo a trasmettere efficacemente l’obietto della lotta: la terra doveva essere ceduta ai lavoratori del paese.
La sua morte incise un messaggio indelebile nella storia di Calabria: i contadini non chinarono la testa dinnanzi a coloro i quali stavano rubandogli il lavoro e il futuro dei loro figli.
Giuditta Levato era solo una donna del popolo, ma ebbe la forza di combattere prevaricazione e ingiustizie per la sua gente e per la sua terra. Trasferì al ceto sociale di riferimento, i contadini, l'idea di comunismo come strumento di tutela e garanzia per i propri sacrifici. Il suo spirito antigovernativo e pacifico smosse le coscienze di un'epoca assopita dal clima di dopoguerra. I "contadini - martiri" rappresentarono il modello del riscatto popolare calabrese.
Nel dicembre 2004 l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa regionale intitolò l’ex sala consiliare dell’organo regionale a Giuditta Levato “In omaggio ad una donna che è stata protagonista del suo tempo ma soprattutto in omaggio a tutte le donne calabresi abituate a lavorare sodo e spesso in silenzio. In omaggio a tutte le donne che, pur non avendo molta visibilità perché occupate nel loro lavoro quotidiano, sono uno dei pilastri fondamentali della nostra società e che, al momento giusto, com’è accaduto appunto alla contadina di Calabricata, sanno sfoderare grinta e determinazione e diventare protagoniste del loro destino”. Nell’Aula Giuditta Levato, può osservarsi il quadro di Mike Arruza che immortale la contadina mentre rivendica la terra.