Addio al bicameralismo perfetto, ridimensionamento delle Regioni, riforma elettorale e parità di genere
In questi ultimi mesi il dibattito politico – istituzionale si è arricchito di un tema delicato per il futuro della Costituzione e quindi della struttura repubblicana del Paese.
Il Governo in carica, attraverso il ddl del Ministro Boschi, titolare del Dipartimento per le riforme istituzionali, vuole "correggere" la Carta Costituzionale. Entrando nel merito della disposizione e del contenuto della riforma, e quindi escludendo ogni tipo di valutazione riguardante la sua bontà giuridica o meno, si può parlare di un possibile passaggio storico che tende a cancellare il bicameralismo perfetto.
L’ intento del Governo Renzi, senza dubbio è quello di agevolare un dinamismo legislativo cercando di ridurre i costi della politica e modificando l’assetto istituzionale dello stato.
La diatriba politica e mediatica riguarda il modo in cui il Governo vuole perseguire questo intento: la 'morte' della parità delle due camere. La fine della parità tra le due Camere, sarà sancita dal nuovo articolo 55 della Costituzione: "solo la Camera dei Deputati voterà la fiducia al governo ed eserciterà la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell'operato del governo".
Più complessa invece sarà la struttura del nuovo Senato. Snodo cruciale dell nuova legge elettorale "Italicum". Esso punta a valorizzare le “istituzioni territoriali” e prevederà unSenato composto da 100 membri, 95 scelti dalle Regioni (21 dei quali saranno sindaci) e 5 dal Presidente della Repubblica. Il Senato inoltre, manterrà la funzione legislativa per le leggi di revisione della Costituzione, per le altre leggi costituzionali in materia di minoranze linguistiche, referendum popolari, legislazione elettorale e materie riguardanti Comuni e Città Metropolitane.
Le indennità parlamentari saranno previste solo per i deputati. Scompare dalla Costituzione la possibilità per i senatori di ottenere una retribuzione per il ruolo. Insomma i consiglieri regionali che sono anche senatori non avranno ulteriori emolumenti. Il disegno di legge, ad onor del vero però, 'sottace' su eventuali rimborsi-spese, che saranno regolati da fonti interne di ciascuna Camera.
Il presidente della Camera diventa così la seconda carica dello Stato. E in quanto tale, sarà la figura istituzionale che farà le veci del Presidente della Repubblica nei casi previsti dalla Costituzione.
La nuova Costituzione (all'articolo 72), qualora venisse approvata la riforma, prevederà la possibilità del governo di richiedere una via preferenziale per l'approvazione di un disegno di legge “essenziale per l'attuazione del programma di governo”, creando così un piccolo svuotamento di forza politica della Camera. Anche su questo aspetto le forze di opposizione dell'arco costituzionale e i sostenitori della 'campagna del NO', stanno costruendo delle vere e proprie "barricate" politiche.
Un passaggio di rilievo della riforma Boschi riguarda l'abolizione definitiva delle province. La Repubblica sarà costituita solo “dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”.
Scompare il CNEL, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro: l'articolo 99 della Costituzione viene abolito. L'organo di “collaborazione legislativa” che favoriva un sostegno alla creazione o indicazione del processo legislativo, cesserà le sue funzioni, con tutti gli oneri che ne derivavano.
Parte dell'articolo 117 viene riscritto. Nella competenza esclusiva dello Stato rientrano nuove materie. Cessano le competenze concorrenti tra Stato e Regioni. Ma i due apparti avranno competenze specifiche su determinate materie. Vengono quindi aggiunte alla lista delle discipline la cui legislazione esclusiva spetta allo Stato varie materie, tra cui l'ordinamento delle professioni e della comunicazione; protezione civile; produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell'energia; infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione; porti e aeroporti civili di interesse nazionale e internazionale; mercati assicurativi; disposizioni generali e comuni su attività culturali e turismo; previdenza sociale; tutela, sicurezza e politiche attive del lavoro.
Altri due aspetti costituzionali vengono evidenziati dal ddl Boschi. Uno riguardante i Referendum e uno riguardante sostanzialmente la parità di genere nelle competizioni elettorali.
Cambia il quorum dei referendum abrogativi: il voto è valido se partecipa il 50% degli aventi diritto (come oggi), ma se il referendum verrà richiesto da almeno 800 mila elettori, il quorum scende al 50% dei votanti delle ultime elezioni. Nasceranno due nuovi tipi di referendum: quello propositivo e quello di indirizzo.
Infine, non certo per importanza, nell'articolo 55 entra un nuovo comma: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”.
La riforma prevede che, a pena di inammissibilità, per la Camera dei Deputati, nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista, nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore al 50% e che, nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali, i candidati siano collocati in un ordine alternato di genere. Inoltre, sempre a pena di inammissibilità della lista, i candidati capolista dello stesso sesso non possono superare il 60% del totale in ogni circoscrizione Dunque sarà sancita costituzionalmente la parità di genere. Simili norme sono previste anche per le leggi elettorali dei Consigli regionali.
Si prevede che le regioni a statuto ordinario, "nel disciplinare con legge il proprio sistema elettorale, promuovano le pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure specifiche a seconda dei diversi sistemi elettorali regionali, quali: le quote di lista, l'espressione della cd. «doppia preferenza» e l'alternanza di genere".
Dopo una lunga campagna di informazione e di sostegno alle varie "idee riformatrici", un popolo informato avrà la possibilità e la responsabilità di scegliere liberamente se cambiare o no, la Carta Costituzione, nei termini previsti dal DDL Boschi.
Ecco cosa prevede la riforma costituzionale
- Francesco Scopelliti