“C’è urgenza di dotare la Regione di una qualificata Cabina di regia che includa, oltre alla politica e alle istanze sociali, spiccate competenze tecniche in grado di seguire l’evoluzione del dossier Recovery Fund (209 miliardi per l’Italia) ed affrontare alcune delle criticità che in Calabria finora hanno impedito alla spesa pubblica di rimuovere il ritardo di sviluppo: la capacità di programmazione, gestione e spesa; la stratificazione normativa; la complessità delle procedure e il rispetto dei tempi nella realizzazione delle opere.
La sfida è decisiva per mettere la Calabria al passo col resto del Paese. Pertanto, dinanzi a questa responsabilità per il futuro, è imprescindibile un confronto trasparente con la società calabrese e il suo coinvolgimento nelle scelte strategiche e nel monitoraggio di ogni azione, ma anche per interloquire - coesi e determinati - con la Task force che ha il compito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non si sa se la Regione abbia già elaborato delle progettualità (quali e con quali criteri), in ogni modo è indubbio che la partita non potrà essere gestita, visti i vincoli posti dalle linee guida del Next Generation Ue e gli interventi su green, digitale, diseguaglianze territoriali e di genere, come un’incombenza di ordinaria amministrazione, né con i metodi approssimativi e discrezionali del passato. Va da sé, inoltre, che l’efficacia nella programmazione e nella capacità di spesa finalizzata al rilancio competitivo di una delle aree più svantaggiate d’Europa, dipende soprattutto dalla qualità della burocrazia della Regione, il che implica - se si vuole che la Regione sia protagonista e non succube di competenze allocate a Roma e a Bruxelles - poter disporre di personale altamente qualificato.
IL CONTRIBUTO DEL PROF. DANIELE SULL’ADDIZIONALITA’DELLE RISORSE
Un aspetto cruciale per la Calabria - come ha segnalato l’economista Vittorio Daniele nel contributo rassegnato alla Commissione “Politiche dell’Unione Europea” del Senato (http://senato.it/Leg18/3710) - è l’addizionalità delle risorse.
Sul punto la politica calabrese e meridionale, ogniqualvolta le scelte nazionali dovessero subire la suggestione delle aree forti, dovrà far valere le ragioni dell’Italia del Sud.
A differenza di altri Paesi europei, in Italia, nell’ultimo decennio, si è verificata una forte flessione degli investimenti. Nel periodo 2008-18 (attingo dai dati forniti dal prof. Daniele) gli investimenti fissi lordi sono diminuiti mediamente del 2% all’anno (cumulativamente quasi del 20%). Sebbene il processo di disinvestimento abbia interessato tutto il Paese, la sua intensità è stata comparativamente maggiore nel Mezzogiorno.
In quest’area gli investimenti fissi lordi sono diminuiti complessivamente del 32,3% (nel Centro-Nord il calo è stato del 15,5%), mentre la spesa per investimenti ordinari della Pubblica amministrazione si è dimezzata, passando da 21 a 10,3 miliardi.
Nel Mezzogiorno (chiarisce il prof. Daniele) gli investimenti hanno trovato, in parte, finanziamento nei fondi strutturali e nelle altre risorse dei programmi di coesione territoriale.
Il risultato è che i fondi strutturali sono diventati sostitutivi delle risorse nazionali, in contrasto con il principio di addizionalità, secondo il quale le risorse europee devono aggiungersi a quelle nazionali perché si possa conseguire un effettivo riequilibrio territoriale. A tal proposito - ricorda l’economista - già nel 2019 la Commissione europea ha richiamato l’Italia in merito al rispetto del principio di addizionalità.
Il Programma Next Generation Eu prevede un incremento dei fondi strutturali per il ciclo di programmazione 2021-27 attraverso le risorse dell’iniziativa React-Ue. Ciononostante, l’addizionalità dovrebbe costituire un principio guida anche per l’allocazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, affinché quelle espressamente destinate al Mezzogiorno risultino aggiuntive rispetto alle misure trasversali riguardanti l’intero Paese, in coerenza con l’obiettivo del riequilibrio territoriale.
SUPERARE IL DIVARIO DI CITTADINANZA NORD/SUD
La finalità del Recovery Fund è la ricostruzione dell’economia degli Stati dopo la pandemia, ma se non si vuole che in Italia, alla fine, ci si ritrovi col Nord che a fatica insegue le aree più sviluppata dell’Europa e il Sud che persiste in una lontananza da tutto e da tutti, occorre intendere il Recovery Fund (e il superamento del divario territoriale è tra gli obiettivi dell’Europa) come l’occasione per ribaltare il modello duale di sviluppo che ha contraddistinto la storia economica e sociale del Paese generando un drammatico divario di cittadinanza Nord-Sud.
La Calabria, in particolare, ha urgenza che le risorse europee siano finalizzate per garantire ai cittadini parità di diritti e prospettive dignitose per le nuove generazioni.
Deve, in sintesi, poter uscire dalla crisi colmando le annose lacune infrastrutturali, consolidando i suoi punti di forza e mettendo a valore le sue potenzialità. Da questo appuntamento dipenderà il suo riscatto o il ripiegamento in un labirinto di desolazione sociale, precarietà endemica e irrilevanza economica e culturale”.