E' il medico che ha curato il paziente 1, il primo italiano diagnosticato come positivo al Covid a 38 anni.
Il professore Raffaele Bruno, 54 anni, originario di Mendicino, alle porte di Cosenza, è direttore della clinica di Malattie infettive al Policlinico San Matteo di Pavia. In questo ultimo drammatico anno, a causa della pandemia, ha curato diversi malati, ma in particolare, il primo paziente individuato che aveva contratto il virus, Mattia, un giovane uomo di Codogno. Una situazione difficile che ha visto impegnato in prima linea il personale medico in una lunga e estenuante lotta per contrastare l'infezione da SARS-CoV2. Con il ricovero di Mattia, ha ufficialmente inizio, in Europa, la più grande emergenza sanitaria degli ultimi cento anni, comincerà una pandemia che colpirà prima il nostro Paese, poi tutto il continente, infine il mondo intero.
Dalla sofferenza incontrata è scaturito un libro “Il Medico”, in cui il professore Bruno e i suoi colleghi hanno raccontato la battaglia contro un virus sconosciuto e tremendo, di cui nessuno sapeva nulla e che li farà sentire "come medici dell' 800" che devono costruirsi le conoscenze sul campo.
Il libro racconta i primi mesi della lotta contro il Covid-19 nel cuore della regione italiana più colpita, la Lombardia, che suo malgrado si è improvvisamente e drammaticamente ritrovata a essere "il centro del mondo". Una testimonianza diretta e indimenticabile che ricostruisce la storia di quei giorni terribili in cui però, non si è persa la speranza. Un testo che ribadisce come di fronte alle avversità o alle grandi calamità sia necessario riscoprire il coraggio che è in noi e ciò che veramente è importante, e che ci ricorda quello per cui vale la pena di battersi e lottare. I proventi delle vendite saranno devoluti alle famiglie degli operatori sanitari morti a causa del Covid-19. Nel settembre 2020, la sua città di origine, Mendicino a cui il professore Bruno è rimasto sempre legato, gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Nell'occasione, l' illustre medico, oltre a spiegare le dinamiche di trasmissione degli agenti patogeni dagli animali all’uomo e le implicazioni esistenti tra la diffusione del Sars Cov 2 e la degenerazione delle condizioni del pianeta, aveva evidenziato la difficoltà nell'affrontare i momenti critici di affollamento nei presidi sanitari dei malati, e di dover dare assistenza in maniera adeguata a tutti. Quindi, la necessità della produzione del vaccino e della sua somministrazione per combattere il virus. Quello che si è instaurato tra il professore Bruno e il paziente 1, è stato nel tempo, un rapporto umano oltre che tra medico e ammalato. Mattia arrivato all'ospedale il 21 febbraio, è stato ricoverato in rianimazione per 18 giorni, poi, è stato trasferito nel reparto del professore Bruno fino al 21 marzo, che come con tutti gli altri pazienti, gli è stato vicino giorno dopo giorno, creando un legame sempre più forte, come tra padre e figlio.