Il Centro Unico Regionale Trapianti Cellule Staminali del Grande ospedale Metropolitano conferma i requisiti di qualità secondo gli standard europei.
La struttura, diretta dal dott. Massimo Martino, rinnova l’accreditamento Jacie, ovvero quella attestazione internazionalmente riconosciuta che verifica, in base ad una serie di standard e parametri, la validità del centro, la qualità nella cura dei pazienti e la gestione delle attività di raccolta. “Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta, da anni, una terapia salvavita consolidata e di grande successo per la cura di numerose e gravi malattie ematologiche e non. Dai primi pioneristici tentativi di trapianto avvenuti a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, la medicina ha fatto straordinari passi in avanti, e oggi il trapianto viene offerto ad un numero sempre crescente di pazienti”, sottolinea il primario Martino. Secondo il ministero della Salute, in Europa vengono effettuate oltre 20.000 procedure di trapianto ogni anno, di cui oltre 5.000 in Italia. “Per essere considerati un “centro di eccellenza” in Europa oggi – osserva Martino- è molto importante ottenere l’accreditamento Jacie, i cui principi fondamentali elaborati da una Commissione ad hoc sono stati recepiti con il decreto legislativo 191/07. Così, l’Italia ha esteso il campo di applicazione a tutte le attività relative alla clinica, raccolta e manipolazione di tessuti cellulari umani e derivati destinati ad applicazioni sull’uomo”. La strada è stata scelta dal CTMO reggino consapevole dell’importanza di un riconoscimento che rappresenta il mezzo attraverso il quale un centro può dimostrare di svolgere la propria attività ad un livello di competenza e in ottemperanza a standard di eccellenza. “La procedura di accreditamento Jacie – spiega Martino- con tanto di valutazione della documentazione di sistema e di visita ispettiva – ha comportato la creazione di un sistema qualità del “programma trapianti” con l’unificazione delle strutture coinvolte nella raccolta, manipolazione, uso clinico delle cellule staminali e nella gestione del paziente trapiantato. Inoltre, ha richiesto un sistema di gestione del prodotto e del paziente, degli aspetti formativi e della gestione delle non conformità”. Dunque, questi sforzi del CTMO hanno prodotto risultati importanti. Conclude qui Massimo Martino: “Proprio così. E ciò sia a livello organizzativo, con la riorganizzazione del personale e delle attività relative al paziente e al donatore di cellule staminali, sia in termini di miglioramenti grazie al monitoraggio degli indicatori e alla standardizzazione di procedure e metodi nella gestione del paziente trapiantato. Operazioni virtuose che hanno favorito l’incremento del numero annuo di trapianti allogenici e, più in generale, un miglioramento qualitativo dell’assistenza al paziente trapiantato”.