La Chiesa ha un cardinale calabrese. Si tratta di don Mimmo Battaglia, arcivescovo metropolita della diocesi di Napoli originario di Satriano e formatosi negli studi ecclesiastici a Catanzaro dove ha anche diretto, per diversi anni, un centro per il recupero dei tossicodipendenti.
Don Mimmo Battaglia, nominato da Papa Francesco, è stato proclamato cardinale durante il Concistoro Ordinario Pubblico svoltosi nella basilica di San Pietro. L’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del titolo, quello di cardinale di San Marco Agro Laurentino, segnano così l’ingresso di don Mimmo Battaglia nel collegio cardinalizio. Un riconoscimento che premia il grande impegno pastorale che il neo cardinale dedica quotidianamente, con umiltà e dinamismo, al mondo della sofferenza.
Sul web è diventato virale un suo video dedicato alle coppie pronte ad unirsi in matrimonio in cui presenta i tre doni che la chiesa consegna, idealmente, nel momento del fatidico sì: la lampada d’olio, un gomitolo di lana ed una catenina con il cuore d’oro. La lampada d’olio ed il gomitolo di lana per non perdere la luce, la speranza e la fede nei momenti difficili che segnano inevitabilmente i percorsi nella vita, mentre la catenina d’oro rappresenta l’unione eterna.
Queste le parole di don Mimmo Battaglia raccolte da Calabriaonweb dopo la sua investitura a cardinale.
Quale reazione ha scatenato in lei la sua nomina a cardinale da parte di Papa Francesco?
“La mia prima reazione è stata di profonda sorpresa e, al tempo stesso, di grande timore per la responsabilità a cui Papa Francesco mi ha chiamato. Non ho mai cercato onori - e a dire il vero neanche considero tale questa nuova chiamata - ma ho sempre vissuto il mio ministero come servizio, a volte anche con il cuore pesante per le responsabilità che sento verso le persone affidate a me. Accogliere tutto questo è stato un atto di fiducia nel Signore perché è l’amicizia con Lui a sostenermi e a dare senso a tutto”.
Diventare cardinale è più un privilegio oppure è una responsabilità che richiede ancor più impegno sul fronte religioso e sociale?
“Essere cardinale non è un privilegio, perché l’unico vero privilegio è poter servire e donare la vita, cosa che tutti siamo chiamati a fare. Per me questa ulteriore chiamata vuol dire solo impegnarsi ancor di più in questo servizio alla comunità e al mondo. È un richiamo a donarsi di più, ad ascoltare di più, a chinarsi ancora più profondamente verso gli ultimi e i sofferenti. Mi sento chiamato a incarnare ancora più pienamente il messaggio del Vangelo, non in una posizione di potere, ma in una dimensione di servizio. La Chiesa infatti non ha bisogno di uomini di potere, ma di annunciatori del Vangelo e servitori dell’uomo, del bene”.
La sua nomina a cardinale rappresenta un forte segnale per il Meridione ed in particolare per la Calabria. Il Sud è storicamente un territorio che presenta facce contrastanti tra loro: la bellezza della natura si contrappone alla sofferenza, al disagio economico che vivono quotidianamente persone le quali non smettono comunque di sognare una vita con meno problematiche da affrontare. La fede e la speranza rappresentano sempre la luce di riferimento?
“Il Sud è una terra di luci e ombre, di contraddizioni e speranze. È una terra che soffre, ma che non smette di sognare e lottare. Mi piace leggere questa nomina non come un merito personale, ma come un segno che Papa Francesco vuole lanciare al nostro Mezzogiorno, al nostro Sud. La fede e la speranza sono la forza della gente del Sud, non come illusioni e chimere lontane, ma piuttosto come motori concreti per affrontare le sfide quotidiane. Credo che il mio compito sarà ancor di più quello di tenere viva la fiamma della speranza e la luce della fede in questa nostra terra, camminando con i miei fratelli vescovi, con i tanti presbiteri impegnati quotidianamente nell’annuncio del Vangelo e nel servizio all’uomo, e con tutto il popolo santo di Dio e gli uomini e donne di buona volontà”.
Femminicidi e bullismo in continuo aumento. La società di oggi appare moralmente alla deriva. Papa Francesco ha espresso più volte il suo dissenso su questi tristi fenomeni sociali. Perché l’essere umano si trasforma in mostro?
“L’essere umano si trasforma in mostro quando perde la capacità di vedere l’altro come un simile, un fratello o una sorella. Quando domina l’egoismo, il desiderio di possesso, la cultura dello scarto e della violenza, si perde il senso della dignità della persona. La società di oggi è malata di indifferenza, di individualismo esasperato. Abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, che parta dalle famiglie, dalle scuole, dalle comunità. È necessario passare dalla dittatura dell’Io all’armonia solidale del Noi, dove regna il rispetto, l’amore vero, quello che non sfrutta né distrugge. La Chiesa deve essere una voce forte in questa battaglia culturale ed educativa, ma ogni persona ha la sua responsabilità”.
La tecnologia rappresenta l’evoluzione dell’umanità, ma anche una sorta di schiavitù. Si è ormai ostaggi dei computer, dei telefonini, dei tablet. I social network influenzano le nostre vite rivestendo un ruolo che va molto oltre il puro intrattenimento. La lettura di un libro o di un giornale trova sempre meno spazio soprattutto tra i giovani. Quali rimedi possono essere messi in atto per arginare questo trend?
“La tecnologia non è un male in sé, ma è un mezzo che deve essere usato con discernimento. Il problema sorge quando questa diventa un idolo o un rifugio, allontanandoci dalle relazioni, dal calore della carne, dalla bellezza dello sguardo vivo. Dobbiamo educare i giovani a un uso responsabile della tecnologia, senza demonizzarla, ma mostrando loro che c’è un mondo reale, fatto di storie, di libri, di esperienze vissute insieme”.
Siamo vicini al Santo Natale. Il suo messaggio alla comunità calabrese.
“Il Natale è il tempo in cui la speranza prende forma, prendo corpo, in Gesù. Gesù che è luce capace di spezzare anche le tenebre più fitte. Alla Calabria, alla mia gente, terra sospesa tra bellezza e ferite, vorrei dire: non smettete mai di sognare un futuro diverso. Ripartite sempre dalla vostra semplicità, dalla solidarietà e dal prendersi cura gli uni degli altri. La vera ricchezza di questa terra non è solo nei suoi paesaggi, ma nei volti, nei cuori generosi delle persone. Che questo Natale rinnovi tutti noi, donandoci il coraggio di camminare insieme, passo dopo passo, verso un domani di pace e giustizia".