Friday, 19 April 2024

Come il Sud è passato dal Turismo ai Turismi

Un saggio di Costantino Fittante ripercorre idee, proposte e progetti emersi in quarant’anni di politiche turistiche della sinistra nel Mezzogiorno.

Un “Rapporto Turismo” lungo quattro decenni, una vera e propria radiografia che scandaglia in profondità problematiche e slanci positivi. Mette in luce errori pervicaci e proposte illuminanti, svela lucidamente acute valutazioni critiche ma anche molte illusioni venate di ingenuità e tante, troppe, occasioni perdute. Nel suo “Dal turismo ai turismi - Egemonia dell’offerta e diversificazione della domanda” (fresco di stampa da Grafichéditore, Lamezia Terme) Costantino Fittante ha raccolto interventi, relazioni, articoli, appunti e riflessioni selezionati dall’archivio della sua intensa attività di dirigente politico e di parlamentare – sia al Consiglio regionale calabrese, sia alla Camera dei Deputati. Ha realizzato un contributo utile, ben oltre l’indubbio valore di documentazione. Sono certo, infatti, che rappresenti un’occasione propizia per ripercorrere, e quindi anche eventualmente ripensare, gli apporti di idee, proposte e progetti sulle politiche turistiche che nell’ambito della sinistra sono via via emersi nel corso degli anni.

Fittante si è occupato a lungo di turismo non solo in veste di politico e uomo delle istituzioni in Calabria e in qualità di Deputato nazionale ma pure, incaricato dalla Commissione Meridionale della Direzione Nazionale del Partito Comunista Italiano, come coordinatore delle politiche del Turismo nel Mezzogiorno. Negli stessi anni ’80, peraltro, è stato nominato dall’Associazione nazionale dei Comuni Italiani nel Consiglio di amministrazione dell’Enit (l’Ente nazionale del Turismo) ed eletto presidente della Cit-Germania.

Da questi osservatori privilegiati, ha agito da protagonista. E da attento testimone ha conservato memoria, con lo spirito critico che lo contraddistingue.

Il suo impegno, anche su questo fronte, come sa bene chi lo conosce, non poteva che essere battagliero, appassionato e improntato a coerenza e rigore.

Al primo posto, sempre, un punto cardine: l’inscindibile nesso tra le vocazioni/ambizioni turistiche e la qualità della vita sugli stessi territori. Insomma, per dirla in parole chiare, non si può essere valida meta di flussi turistici senza avviare significative politiche di salvaguardia ambientale, di riassetto urbanistico, senza il recupero e la piena tutela dei beni culturali, il potenziamento delle infrastrutture e delle strutture primarie.

I modi di fare turismo, di intercettare i flussi, l’attrattività di un territorio come meta per viaggi e vacanze, non possono essere scissi dalla qualificazione e dalla piena valorizzazione dello stesso territorio con le sue tradizioni e tipicità. È inutile investire in nuovi alberghi e villaggi senza paralleli investimenti in termini di vivibilità, sostenibilità, promozione dei beni ambientali, archeologici e architettonici.

Costantino Ficcante

Non posso, però, sottacere alcuni ricordi personali di interlocuzione con Costantino Fittante su questi temi che nel tempo hanno contribuito alla mia formazione. E’ stato lui, infatti, ad aprirmi gli occhi sui profondi mutamenti e i nuovi scenari del turismo mondiale. Ancora lui ad anticiparmi, molto prima che divenisse un’acquisizione generale, il nuovo –  radicalmente nuovo – lessico che sintetizza la svolta epocale: dal turismo ai turismi.

E non basta. Rientrando, circa 40 anni fa, da Milano dove aveva visitato una delle primissime edizioni della Bit (la borsa internazionale del turismo) mi riferì un episodio emblematico della nuova comunicazione, legata all’enogastronomia, che cominciava a far capolino con successo nel mondo del turismo.

Si trattava di una scena simbolica di quanto già si muoveva sottotraccia: non distante dallo stand dell’Assessorato regionale calabrese al turismo, ricco di depliant multilingue, poster e slanciate hostess, c’era il piccolo stand – poco più che un banchetto – dell’intraprendente imprenditore calabrese Battista Foderaro, pioniere del settore che poi guiderà per più mandati da presidente nazionale la Fiavet, l’associazione degli agenti di viaggio. Bene, la differenza in metri quadri dei due stand era completamente capovolta in termini di affluenza di pubblico: poco frequentato quello istituzionale dell’assessorato, affollato, addirittura con una lunga e paziente fila di astanti, quello di Foderaro. Il “trucco” era semplice, l’imprenditore privato aveva fatto arrivare una notevole quantità di crostini di pane che due sue collaboratrici spalmavano in continuazione attingendo da una grossa ‘Nduja  originale di Spilinga. Nei saloni della Fiera di Milano, s’era sparsa subito la voce e quella di Foderaro (che i depliant e i biglietti da visita li aveva pure e li ha ben distribuiti) divenne una delle più accorsate presenze della Bit.

Non so se davvero il boom del turismo legato ai giacimenti gastronomici sia iniziato così. Certo l’episodio colto da Fittante si è rivelato profetico.

Sono sempre di più, stagione dopo stagione (e per fortuna anche fuori-stagione), gli italiani di altre regioni e gli stranieri che scelgono di venire in vacanza in Calabria per occasioni d’incontro con una realtà enogastronomica non sempre facile ma quasi sempre in grado di trasformare il turista in viaggiatore, di incuriosirlo e coinvolgerlo nella scoperta e di lasciare poi un ricordo memorabile, come i suoi territori.

Dice niente che, oltre la bellezza mozzafiato dei paesaggi, sono stati soprattutto i sapori e il gusto dei suoi prodotti tipici a conquistare tre anni fa anche la Grande Mela e il suo più prestigioso organo d’informazione?

È andata proprio così: la Calabria s’è imposta all’attenzione del mondo per l’accoglienza e i suoi vincenti “assi” enogastronomici, al New York Times, che nel 2017 ha inserito la regione, l’unica indicata in Italia, al 37° posto tra le 52 imperdibili mete mondiali.

È stata Danielle Pergament, scrittrice ed executive editor della rivista di bellezza Allure (quante connessioni legano la cultura del cibo, la moda e la bellezza…) a indicare la Calabria come destinazione meritevole per la sua gastronomia tipica, l’agricoltura biologica e i vini ottenuti da uve locali.

Un successo, indiscutibilmente. Ma, a ben guardare, forse anche l’ennesima straordinaria occasione mancata che in altre zone d’Italia e del mondo avrebbero invece colto subito e sfruttata positivamente fino in fondo…