Lo scorso 22 aprile Antigone ha presentato il XX rapporto sulle condizioni di detenzione, con il quale l'associazione racconta lo stato delle carceri italiane, così come sono emerse dalle 99 visite, in altrettanti istituti, effettuate durante l'anno precedente.
La voce dei diritti e delle garanzie nel sistema penale. Nel solco della sua omonima rivista, Antigone si erge come un faro di critica costruttiva contro la cultura dell'emergenza e il populismo penale, particolarmente radicati nella società contemporanea. Fondata alla fine degli anni ottanta, l'associazione si propone di promuovere dibattiti e riflessioni sul modello di legalità penale e processuale italiano, nonché di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo alla realtà carceraria nazionale. Dal 1992, Antigone si impegna attivamente nella campagna "Mai Dire Mai" per l'abolizione dell'ergastolo, riaffermando il principio fondamentale della rieducazione e della possibilità di reinserimento sociale anche per coloro che hanno commesso gravi reati.
XX rapporto sulle condizioni di detenzione
Recentemente, Antigone ha presentato il suo XX rapporto sulle condizioni di detenzione, offrendo uno sguardo lucido e impietoso sul sistema penitenziario italiano. Carceri affollate, sempre più chiuse e un aumento preoccupante dei casi di suicidio sono solo alcuni dei problemi evidenziati.
A fine marzo 2024, c'erano 61.049 persone detenute in Italia, contro una capienza ufficiale di 51.178 posti. Le donne detenute erano 2.619 (4,3% del totale) e gli stranieri 19.108 (31,3% del totale). Le presenze in carcere sono aumentate costantemente negli ultimi anni, con un tasso di crescita medio di 331 detenuti al mese nel 2023, portando ad un preoccupante livello di sovraffollamento nazionale del 119,3%. Le regioni con i tassi di sovraffollamento più alti sono la Puglia (152,1%), la Lombardia (143,9%) e il Veneto (134,4%). Altre regioni, come il Friuli-Venezia Giulia e la Basilicata, hanno registrato un aumento significativo nelle presenze carcerarie rispettivamente del +14,9% e del +16,4% nell'ultimo anno, superando la crescita media nazionale del +7,7% . L'aumento del sovraffollamento ha portato a condizioni di detenzione sempre più inumane, come evidenziato dai dati sulle visite dell'Osservatorio di Antigone nel 2023. Gli atti di autolesionismo, i tentati suicidi e le aggressioni sia al personale che tra detenuti sono aumentati in modo significativo. Questo deterioramento delle condizioni di protezione è preoccupante anche in relazione alle precedenti condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo per trattamenti inumani e degradanti, come nel caso "Torreggiani". L'Italia ha adottato diverse riforme per migliorare le condizioni carcerarie, incluso un rimedio risarcitorio per chi subisce violazioni dell'art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Le persone detenute in condizioni che violano l'art. 3 hanno diritto a una riduzione della pena o a un risarcimento monetario.
Il diritto al lavoro
Altro tema cruciale affrontato da Antigone è la questione dell'occupazione nelle carceri italiane. Il lavoro, pilastro fondamentale della Costituzione italiana, dovrebbe essere un veicolo di autodeterminazione e riscatto anche per coloro che si trovano dietro le sbarre. Tuttavia, la realtà è spesso diversa. Solo un terzo dei detenuti ha accesso a un impiego, e spesso si tratta di lavori poco qualificati e con poche prospettive future. Il rapporto analizza l'offerta di lavoro e formazione professionale per persone detenute, utilizzando dati raccolti da Antigone e forniti dal Ministero della Giustizia. Nel 2023, Antigone ha visitato 99 istituti penitenziari, scoprendo che il 32,6% delle persone detenute lavorava, leggermente più alto rispetto all'anno precedente. Solo il 3,2% era impiegato da datori di lavoro esterni, in rilasciato rispetto al 2022. Tuttavia, il coinvolgimento in progetti di formazione professionale è aumentato al 10,6%, con 90 persone coinvolte in lavori di pubblica utilità.
Alcuni istituti hanno registrato un notevole aumento della percentuale di lavoratori detenuti, con 11 istituti che superano il 50%. In due di questi, tra cui l’Istituto a Custodia Attenuata “L. Daga” di Laureana di Borrello (RC), la totalità delle persone recluse è coinvolta in attività lavorativa (rispettivamente 54 e 141 lavoratori detenuti). Dal Ministero della Giustizia, i dati del primo semestre del 2023 mostrano che il 33,3% delle persone detenute lavorava, con un leggero decremento rispetto al semestre precedente. La maggior parte dei lavoratori detenuti era alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria (85,1%), mentre il 14,9% lavorava per datori di lavoro esterni. I fondi destinati alle remunerazioni dei detenuti lavoratori sono aumentati per il 2024, ma le agevolazioni fiscali per le imprese che assumono detenuti sono diminuite. Riguardo alla formazione professionale, al 30.06.2023, c'erano 274 corsi attivi con 3.359 persone detenute iscritte, il 5,8% del totale dei reclusi. La cucina e la ristorazione erano le aree con più corsi e iscritti, seguite da giardinaggio e agricoltura e edilizia. La Lombardia e la Toscana avevano il maggior numero di corsi conclusi. Alcune regioni hanno registrato pochi o nessun corso terminato.
I costi della detenzione
In sintesi, il focus dell'analisi riguarda i finanziamenti destinati all'Amministrazione Penitenziaria all'interno del bilancio del Ministero della Giustizia. Nel periodo 2024-2026, si registra un aumento complessivo della spesa ministeriale, che nel 2024 ammonta a circa €11 miliardi. Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) riceve circa €3,3 miliardi, costituendo il 30,3% del totale, con un incremento di €19,6 milioni rispetto all'anno precedente. Tuttavia, la quota destinata al DAP sembra diminuire nel tempo, anche se marginalmente. Le voci di spesa che ricevono maggiori incrementi sono quelle per il personale amministrativo e magistrati, mentre gli investimenti come la realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie subiscono riduzioni significative nonostante la necessità di affrontare il sovraffollamento. Nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2024, si discute la questione dell'edilizia penitenziaria, con un'attenzione alla riqualificazione del patrimonio esistente per contrastare il sovraffollamento e migliorare le condizioni di detenzione e lavoro per i detenuti e il personale. Sull'aumento dei posti regolamentari, si prevede interventi principalmente attraverso la costruzione di nuovi padiglioni e la manutenzione delle strutture esistenti. Infine, si evidenzia un aumento dei fondi destinati ai minori e giovani adulti nel bilancio ministeriale del 2024.
Staff e operatori penitenziari
Il carcere in Italia è afflitto da una serie di problematiche organizzative e di personale che influenzano sia la gestione quotidiana che i processi di rieducazione dei detenuti. La carenza di personale è una delle criticità principali, coinvolgendo tutte le figure all'interno degli istituti penitenziari, dal personale amministrativo ai direttori. Nel 2023 si è registrata una parziale inversione di questa tendenza, con nuove assunzioni sia nel Comparto sicurezza che nel Comparto funzioni centrali.
Gli educatori giocano un ruolo cruciale nel processo di risocializzazione dei detenuti, tuttavia, la loro presenza risulta spesso insufficiente rispetto al numero di detenuti. Le discrepanze sono evidenti in diverse regioni, con alcuni istituti che hanno un numero di educatori ben al di sotto delle previsioni della pianta organica, aumentando così il carico di lavoro per ciascun educatore. Analogamente, la situazione della Polizia penitenziaria mostra una distribuzione disomogenea del personale su tutto il territorio nazionale. Il rapporto tra detenuti e agenti è aumentato rispetto all'anno precedente, con alcune regioni che presentano una maggiore criticità, come la Lombardia, il Lazio e la Puglia. I funzionari amministrativi sono particolarmente colpiti dalla carenza di personale, con una differenza significativa tra il numero previsto e quello effettivamente presente. Regioni come Piemonte e Lombardia risentono maggiormente di questa problematica. Infine, i direttori ei vicedirettori sono essenziali per la gestione degli istituti penitenziari, ma la loro presenza risulta spesso insufficiente o incoerente. Solo una percentuale limitata di istituti ha un direttore dedicato, e la presenza di vicedirettori è altrettanto scarsa e distribuita in modo incoerente.
Sebbene il recente concorso abbia contribuito a mitigare alcune delle carenze del personale, rimangono ancora sfide significative da affrontare per garantire un funzionamento efficace e umano degli istituti penitenziari in Italia.
Dossier sui suicidi in carcere nel 2023 e nei primi mesi del 2024
Il dossier sui suicidi in carcere nel 2023 e nei primi mesi del 2024 evidenzia una situazione di emergenza continua, con il rischio che il 2024 superi il tragico record del 2022. Nel 2023, si sono registrati almeno 70 suicidi, mentre nei primi mesi del 2024 , si sono già contati almeno 30 casi, con numerose morti ancora da attribuire a cause specifiche, potenzialmente inclusi altri suicidi. Sebbene in concesso rispetto al 2022, il numero del 2023 rimane elevato, secondo solo al record del 2022 con 85 suicidi accertati. Questo dato è il più alto degli ultimi trent'anni, ad eccezione del 2001, quando si registrarono 69 suicidi. Tuttavia, il 2024 presenta un quadro ancora più allarmante, con 30 suicidi accertati nei primi mesi dell'anno, indicando un ritmo che potrebbe portare a livelli drammatici alla fine dell'anno.
L'analisi disaggregata per genere rivela che il tasso di suicidi tra le donne detenute è significativamente superiore rispetto a quello degli uomini, mentre il tasso è più elevato tra le persone di origine straniera rispetto agli italiani. Confrontando i tassi di suicidio dentro e fuori dal carcere, emerge una disparità significativa. In Italia, il tasso di suicidio in carcere è molto più alto rispetto alla media nazionale e superiore alla media europea. Nel 2019, ad esempio, mentre il tasso di suicidio in Italia era di 0,67 casi ogni 10.000 persone, il tasso in carcere era di 8,7 ogni 10.000 persone detenute, evidenziando un divario significativo tra la popolazione carceraria e quella generale.
La somma dei suicidi avvenuti nel 2023 e nei primi mesi del 2024 ammonta a un totale di cento casi. Le persone coinvolte in questi tragici eventi spesso presentavano situazioni di grande marginalità, con molti giovani, persone di origine straniera e presunte o accertate patologie psichiatriche. Alcuni avevano un passato di tossicodipendenza o erano senza fissa dimora. Le statistiche mostrano che l'età media delle persone che si sono suicidate in carcere è di 40 anni, con una prevalenza nella fascia tra i 30 ei 39 anni. La nazionalità delle persone coinvolte riflette la composizione etnica della popolazione carceraria, con una maggiore incidenza di suicidi tra gli stranieri rispetto agli italiani. Le aree geografiche di provenienza dei detenuti deceduti comprendono il Nord Africa, l'Europa orientale, l'Asia centrale e meridionale e il Sud America. Oltre ai dati demografici, emerge che molti dei deceduti presentavano disturbi psichiatrici, avevano già tentato il suicidio in passato, erano affetti da dipendenze o si trovavano in situazioni di estrema marginalità.
Ma possono esserci anche elementi esterni che contribuiscono ad acuire le difficoltà, specialmente in un contesto complesso come quello delle carceri.
E le proposte avanzate nel dossier includono varie strategie. Favorire percorsi alternativi alla detenzione per coloro che hanno problemi psichiatrici o di dipendenza. Migliorare la vita all'interno delle carceri per ridurre il senso di isolamento e marginalizzazione, attraverso un aumento delle attività lavorative, formative e culturali. Aumentare il contatto con l'esterno, liberalizzando le telefonate e prevedendo luoghi per colloqui intimi, come sancito dalla Corte Costituzionale. Prestare particolare attenzione alle persone appena entrate in carcere e a coloro che stanno per essere rilasciate, fornendo loro un'adeguata accoglienza e preparazione al rientro nella società. Garantire contatti umani significa anche per coloro che si trovano in isolamento o sotto regime più rigido, al fine di ridurre il rischio suicidario. Stanziare nuovi fondi per adeguare gli stipendi degli esperti psicologici impiegati nelle attività di osservazione e trattamento.
Prospettive e Impegni Futuri
Antigone continua a essere un faro di speranza e cambiamento nel panorama italiano, impegnata nella difesa dei diritti umani e nella promozione di un sistema penitenziario più equo e umano. Attraverso la sua azione incisiva e il costante impegno sul campo, l'associazione si pone come punto di riferimento imprescindibile per chiunque si batta per una società più giusta e solidale.