“Tutti i soldi del mondo” è il film in uscita in tutte le sale cinematografiche italiane,diretto da Ridley Scott, che racconta il famigerato episodio di cronaca degli Anni Settanta: il sequestro di John Paul Getty III, nipote dell'allora uomo più ricco del mondo J.PaulGetty I, avvenuto a Roma nel 1973, per mano della ‘ndrangheta.
Il 10 luglio venne rapito a piazza Farnese da un commando facente capo al cartello delle 'ndrine delle famiglie Mammoliti, Piromalli e Femia. Un riscatto di 17 milioni di dollari fu la richiesta pervenuta alla famiglia Getty. Il noto magnate dell'industria petrolifera tuttavia, lasciò la stampa ed i rapitori stupefatti quando decise pubblicamente di annunciare il suo netto rifiuto a pagare la somma pattuita, anche se ciò avrebbe potuto significare la morte del nipote. Oltre al fatto di cronaca, suscitò particolare clamore il profilo che venne fuori di Paul Getty. Era apparentemente restio al pagamento per non incoraggiare altri potenziali sequestratori a compiere simili crimini - “Non pagherò il riscatto. Ho altri 14 nipoti e se dovessi accettare sarebbe la fine per la mia famiglia” – in realtà si palesò la manicale avarizia del fondatore della ‘GettyOil’. Famosi sono gli aneddoti sulla sua avarizia: Getty era incapace di spendere il suo denaro ed era perfino disposto a lavare le sue camicie in albergo piuttosto che pagare il servizio in lavanderia, o addirittura, aveva installato nella sua residenza dei telefoni a gettoni per gli ospiti. Forse per questo, il successo negli affari, non bene si associò nella vita personale. Si sposò cinque volte ed ebbe cinque matrimoni falliti.
Il film girato e ambientato completamente in Italia, racconta anche della prigionia nell’entroterra calabrese, evidenziando il fatto che si trattò di un caso di cronaca mediaticamente internazionale e che raggiunse il suo apice quando i rapitori tagliarono l’orecchio al giovane rampollo Getty, dopo l’ennesimo rifiuto di pagamento da parte del nonno. La figura che emerge e che ridisegna plasticamente la realtà di quei mesi bui, è quella di Gail Harris, madre del ragazzo ed ex nuora di Getty, la quale imbastì una lotta contro il tempo per salvare il figlio da morte certa. Una trattativa dura e coraggiosa con un cartello di famiglie mafiose, forse le più pericolose della ‘ndrangheta, e soprattutto, disposte a tutto. Solo dopo mesi di travaglio e operazioni di convincimento da parte di Gail Harris, Paul Getty si decise a pagare il riscatto. Il giovane Getty venne liberato il 17 dicembre del 1973, sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, e ritrovato da un camionista all'altezza di Lauria in Basilicata, dopo cinque mesi di segregazione e il pagamento di un miliardo e settecento milioni di lire. Un pagamento che ovviamente non fu a ‘fondo perduto’. Il nonno infatti, chiese al nipote di pagare in modo rateizzato il ‘prestito’ che gli aveva concesso per il suo riscatto.
Un debito che il giovane Paul Getty non riuscì a saldare del tutto, perché nel 1981, a seguito di un ictus provocato dall'assunzione di una miscela a base di metadone, alcol e valium, divenne cieco, disartrico e paralizzato. Morì all’età di 54 anni. Il profilo di Getty senior è tra i più interessanti del secolo scorso. Attraverso la sua avarizia, storica e consumata, si conobbe invece una delle figure più avvedute e sagaci dell’era post-moderna. Non era solo un uomo avaro. Era molto di più. Paul Getty aveva intraprendenza; aveva fegato e cervello. Chi conosce la sua storia sa che spessore ci volle per andare in Medio Oriente, nel 1948 a comprare l’esclusiva dei diritti petroliferi e migliaia di ettari di terreni. Era lungimirante e al contempo geniale. Nel rifiuto al pagamento per il riscatto al nipote c’era la forza di un uomo d’affari e l’accortezza di un uomo di stato. In quel rifiuto c’era un messaggio ai rapitori. C’era un messaggio alla ‘ndrangheta, alle famiglie che stazionavano ai vertici della mafia calabrese con un potere criminale, e quindi militare, assoluto.
“I rapitori sono essenzialmente terroristi e i governi non tratterebbero con loro” – queste furono le parole con le quali spiazzò tutti. Nel lontano 1973 Paul Getty ebbe un approccio moderno alla questione. Lui era un filantropo, nazionalista e con un grande spessore imprenditoriale. Per questo, in quell’epoca iniziò a pensare cosa avrebbe lasciato ai posteri. Nei mesi del sequestro iniziò a costruire quello che ora è un bellissimo museo a Santa Monica con ingresso gratuito, Villa Getty. “Chi riesce a contare i propri soldi non è un vero miliardario” (Paul Getty).