Ho partecipato con interesse al convegno organizzato a Reggio Calabria dalla “Commissione regionale per l’eguaglianza dei diritti e delle pari opportunità tra uomo e donna” sul tema donne e lavoro. Un tema che è in sintonia con l’impegno, su questa emergenza, del Consiglio regionale che due anni or sono, proprio nella giornata dell’8 marzo, ha approvato una legge contro la discriminazione sui luoghi del lavoro e, di recente, ha istituito “l’Osservatorio regionale contro le discriminazioni nei luoghi di lavoro”.
Organismi, incluso “l’Osservatorio sulla violenza di genere”, a cui riconosciamo grande rilevanza, per contribuire ad assicurare alle donne diritti e sicurezza nel mondo del lavoro, che dovrebbe essere sempre più inclusivo e capace di incidere su tutti quei segmenti sociali e lavorativi in cui si annida la disparità di genere.
Circa la questione donne e lavoro, ho espresso ho espresso il mio compiacimento per l’assegnazione del Premio Nobel per le scienze economiche 2023, a Claudia Goldin (Harvard University), per la sua ricerca sull'occupazione femminile, che ha contribuito a identificare le maggiori cause delle differenze di genere che si osservano ancora in tutti i mercati del lavoro del mondo. Si dimostra, in questa importante ricerca sociale, che nel mercato del lavoro la percentuale di donne che lavorano è sistematicamente minore di quello degli uomini: in media, a livello mondiale, il tasso di partecipazione femminile è 50%, mentre quello degli uomini è 80% .Nel Sud del Paese e in Calabria la discriminazione è decisamente acutizzata. E constatiamo che, nonostante le misure per combattere la discriminazione di genere, donne e lavoro, sono ancora due entità che stentano ad avvicinarsi.
La mancata partecipazione femminile al lavoro rappresenta uno dei più grandi freni alla crescita economica del nostro Paese.
L’occupazione femminile è particolarmente bassa nel Mezzogiorno (32,2%) e nelle isole (33,2%): un dato allarmante, perché tra le cinque regioni europee con i valori più bassi di occupazione femminile, quattro sono proprio nel Sud Italia.
Il lavoro è uno degli ambiti in cui i divari di genere sono più visibili. Le donne incontrano maggiori difficoltà a trovare un impiego e a coprire ruoli di prestigio e responsabilità. Complici anche gli stereotipi riguardo al lavoro familiare e di cura, si ritrovano più spesso inattive: una condizione che riguarda il 30,5% delle donne europee, quasi 10 punti percentuali più degli uomini.
E l’Italia è uno dei paesi in cui si registra la differenza più marcata tra il tasso di occupazione di uomini e donne (la Grecia è il primo paese Ue per differenza di genere rispetto al tasso di occupazione: parliamo di 21 punti percentuali. Seguono l’Italia, con 19,7 punti, e la Romania, con 18,6), ma non esiste Stato membro che non riporti un divario di questo tipo. Lo dimostrano i dati (Eurostat): nell’Unione europea risulta occupato l’80% della popolazione maschile in età lavorativa, contro il 69,3% di quella femminile.
Inoltre sappiamo che per una donna su cinque la nascita di un figlio rappresenta l'addio al mondo del lavoro. Un dato disarmante, su cui pesano condizione familiare, servizi di welfare e istruzione. Dai dati emerge che "l'evento-maternità" ha portato il 18% delle donne a uscire dalla condizione di lavoro: lavoravano prima, non lo fanno più dopo il figlio. Attenzione, perché queste si aggiungono a quasi una donna su tre (31,8%) che non lavorava prima e non lo fa neppure dopo la maternità. Solo il 43,6% permane nell'occupazione (dato che precipita al 29% al Sud) e un 6,6% dichiara di esser passata da una condizione di non-lavoro all'attività.
Il percorso delle donne verso una piena e stabile occupazione è una vera e propria corsa a ostacoli, nonostante tra le lavoratici si registrino percentuali di laureate e di altamente qualificate più che doppie rispetto agli uomini.
Tutto questo in un Paese sviluppato e industrializzato non è tollerabile. L’aumento della partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne è fondamentale per salvaguardare i diritti delle donne, ma, soprattutto è un ingrediente essenziale per garantire la crescita e la stessa qualità della nostra democrazia.
Io credo che tutti noi stiamo facendo del nostro meglio, per arginare tutto ciò che va contro la donna. Il mio auspicio, proprio per rinforzare l’importanza del lavoro che facciamo, è costruire - facendo rete tra i vari organismi della Regione e le prerogative legislative del Consiglio - iniziative che, per originalità e utilità, siano il più possibile efficaci, per dare realistiche speranze alle legittime aspettative delle donne calabresi.