Il compositore cittanovese Girolamo Deraco e lo scrittore e librettista reggino Giuseppe Nicolò hanno ricevuto un altro prestigioso incarico dalla Farnesina, dopo l’alto gradimento in Paraguay della loro prima opera lirica intitolata “Oceano”.
La prima esecuzione mondiale di quest’opera è stata applaudita a scena aperta, a giugno scorso, da 1.200 spettatori. “La produzione di quest’opera lirica italiana in Sud America – rivela Deraco a ‘Calabria on web’ – ha ottenuto talmente tanto successo che la Farnesina ne ha tenuto conto e ci ha commissionato una seconda opera lirica: ’Migranti nello spazio’. L’ambasciatore Gabriele Annis ha sponsorizzato a Roma alla riunione di tutti gli ambasciatori del mondo questo nostro nuovo progetto, parlando di quello che era già successo con ‘Oceano’; da qui la decisione che ’Migranti nello spazio’ e ’Oceano’ verranno eseguite dal vivo insieme, in Paraguay, nel prossimo autunno”.
Perché “Migranti nello spazio”?
“Tutte e due le opere liriche che abbiamo creato con Giuseppe Nicolò fanno parte dello stesso dittico – continua il compositore – e partono da un presupposto: l’essere umano è un migrante. Tutti dovremo migrare in futuro verso nuovi mondi per una serie di ragioni: per l’inquinamento che abbiamo causato sul nostro pianeta, il peggio secondo me deve ancora arrivare; per il problema dell’acqua potabile; per le guerre finanziarie tra i poteri forti, che già praticamente succedono. Abbiamo immaginato, per tutti questi motivi, che un domani l’uomo dovrà ritornare nello spazio per sperimentare e cercare nuovi equilibri, per trovare opportunità e risorse, per incontrare nuove vite. A pensarci bene anche ciò che mangiamo, dai prodotti alimentari a quelli gastronomici, dal cioccolato al pomodoro alla pizza, ad esempio, sono giunti sulle nostre tavole attraverso le migrazioni dei popoli. Migrare fa parte della natura umana e la storia ne è testimone con i fatti che sono accaduti e che si sono avvicendati”.
Nicolò, come sarà il libretto della vostra prossima opera?
“E’ molto più difficile della prima, perché parlando di spazio ci sono un’etimologia e un lessico diversi. Si parla di gravità, di cosmo, di Via Lattea, di spirale. Girolamo mi ha coinvolto in quest’altra bellissima opera perché ci lega affetto e perché sa che ho una forte passione per la scrittura e per l’opera lirica. In ‘Oceano’ partivamo da una storia alla quale ispirarci. In quest’altro lavoro il libretto è molto più difficoltoso, perché è una storia completamente inventata; forse il punto di riferimento di questo libretto potrebbe essere il padre della fantascienza Isaac Casimov con le sue idee stravaganti; una sua folle convinzione era che la terra alla fine dei tempi imploderà come una stella”.
Musicalmente, invece, cosa ci aspetta nella partitura di quest’opera?
“Mentre ‘Oceano’ ha i connotati di un’opera verista, si lega soprattutto alla tradizione pucciniana e a tutti quei compositori che si avvalevano del Verismo come linguaggio, queste pagine musicali – spiega Deraco – mi permettono, durante i cinquanta minuti di questa nuova rappresentazione lirica, di cambiare genere e stile musicale. Musicalmente è un’opera totalmente differente, è molto più avanzata: cambia tanto l’orchestrazione, ci sono effetti animati dall’aleatorietà; quindi si può improvvisare su un incipit musicale, la verticalità e l’orizzontalità di situazioni sonore si spostano come se effettivamente fossimo in uno spazio-tempo del cosmo, dove tutto si modifica e dipende da ciò che succede in quel momento”.
In quale periodo dell’autunno quest’opera andrà in scena?
”A fine novembre ad Asuncion, capitale del Paraguay, ma non nello stesso teatro in cui abbiamo esordito con ‘Oceano’. Se la location non dovesse essere un teatro, potrebbe essere uno dei suggestivi luoghi che costeggiano il fiume Paraguay’” – precisano Deraco e Nicolò – che, quest’anno, nel giro di otto mesi, hanno scritto da zero due opere liriche che hanno completato e che sono andate in produzione; è stato il risultato di idee, stimoli, alta adrenalina e qualità professionali sommati a incontri giusti; è stata la conseguenza di credere fortemente nei propri progetti.
“Un’esperienza, la composizione di libretti d’opera, per me nuovissima – evidenzia NIcolò – e abbiamo dovuto anche rapportarci con quella che è la storia dell’opera lirica; l’ultima opera lirica che dir si voglia riconosciuta dalla storia è quella di George Gershwin, perciò ai primi del Novecento; poi è venuta un po’ meno anche la tradizione e la storia dell’opera lirica e si è avvertito sempre di più il bisogno di compositori e autori che avessero nuove idee senza dimenticare la tradizione dell’opera lirica. Questa nostra nuova opera sarà un’opera ambientata nel futuro e i migranti sono un tema attuale. Anche parlare di migrazione nello spazio è un corso e ricorso storico; nel ’69, quando è stato messo il primo piede sulla luna, si parlava già di cose avveniristiche poi, di colpo, tutto si è bloccato. Sarebbe bello con quest’opera ritornare a sognare, avere questa visione anche un po’ folle di un nuovo mondo”.
Avete individuato gli interpreti di “Migranti nello spazio”? Come saranno le scenografie?
“Sul palcoscenico – puntualizza Deraco – salirà probabilmente il novanta per cento dello stesso cast di ‘Oceano’ e canterà tutte e due le opere, ovviamente a ruoli invertiti; chi canterà tanto nella prima opera, canterà meno nella seconda e viceversa. Aspettatevi una scenografia avveniristica con molti video; essendo l’ambientazione dell’opera all’interno di un'astronave, abbiamo questo grande schermo che guarda sull’universo; tu vai a vedere un’opera ma allo stesso tempo sei anche al cinema; ho giocato molto con la tecnologia, con la contemporaneità; visto che è un’opera che viaggia nello spazio, diventa molto interessante sotto altri punti di vista”.
Le idee di Nicolò e Deraco viaggiano in sintonia nei meandri della musica, quella contemporanea e non; sfociano in lavori musicali che hanno “un’anima”. Il primo vive a Reggio Calabria, oltre che scrittore e librettista è un appassionatissimo collezionista di grammofoni d’epoca e di rara preziosità. Il secondo, trapiantato per motivi di lavoro in terra toscana in quel di Lucca, è spesso all’estero dove vince o si classifica ai primi posti in importanti concorsi internazionali di composizione o per presentare nuovi lavori musicali o perché docente per rinomate masterclass. La collaborazione artistica tra i due mai è stata penalizzata dalla distanza geografica. In passato la loro sinergia artistica si è concretizzata nella creazione, per la prima volta in assoluto, di un’operetta buffa in dialetto calabrese unica nel suo genere. Tra i titoli importanti del loro repertorio spicca anche “Phonè”; in Ungheria, a Miskolc, al “Bartok Plusz Opera Festival”, è stata eseguita con cento grammofoni e cento coristi raccogliendo ampi consensi. Oltre mille spettatori, invece, hanno omaggiato con una standing ovation al Gran Teatro Lirico “José Asuncion Flores” di Asuncion il debutto di “Oceano”; i testi e le musiche della loro prima opera lirica hanno completamente “rapito” i tantissimi immigrati italiani che hanno preso parte allo spettacolo e che da anni vivono in questa imponente area del Sud America. “Oceano” è ispirata all’opera ottocentesca “Sull’oceano”, a metà tra il romanzo e il reportage giornalistico, dello scrittore Edmondo De Amicis; è zeppa di contenuti di altissimo valore letterario e musicale e catapulta nelle difficili e drammatiche vicende dell’emigrazione italiana, a cavallo tra l’800 e il ‘900. L’opera simboleggia quell’epopea e fa rivivere il grande esodo dell’emigrazione italiana di quei tempi, accompagnato da successi, imprevisti e fallimenti; attraversa il percorso tortuoso di migliaia di nostri connazionali che già due secoli fa, imbarcandosi dai vari porti d’Italia, puntavano al Sud America in cerca di lavoro.
Non per tutti, però, il destino fu favorevole; piuttosto che incominciare una nuova vita, a molti di essi toccò la morte e non raggiunsero l’agognata meta; in mare si moriva per la fame e per malattie varie tra cui il colera e la difterite. “Oceano”, dal profondo respiro culturale e storico, rimembra tutte queste vicissitudini, rievoca sogni di ribalta e scelte coraggiose che, purtroppo, si sono infranti anche nel nulla e nel silenzio dell’indifferenza. La produzione dell’opera lirica è stata resa possibile grazie all’Ambasciata italiana di Asuncion con il supporto del Centro culturale della Repubblica del Paraguay “El Cabildo”, rispettivamente guidati dall’ambasciatore Annis e dal direttore generale Margarita Morselli. E’ andata in scena con un’originale bandiera italiana contenente lo stemma sabaudo; una bandiera dell’epoca, del 1889, stesso anno in cui De Amicis ha brillantemente ambientato la sua narrazione. Un’opera che ha lasciato il segno nell’impegnativa missione musicale in Paraguay di Deraco e Nicolò che, dalla capitale Asuncion, sono rientrati in Calabria con un bagaglio carico di emozioni, sentimenti e ricordi.
“Oceano” è nata anche pensando agli emigranti calabresi?
“Indubbiamente. Ci siamo documentati – afferma Deraco – e abbiamo scoperto nella storia dell’emigrazione italiana vicende e numeri impressionanti, da paura; calabresi che viaggiavano come se si trovassero in una scatoletta di latta e italiani che morivano attraversando l’oceano in condizioni inumane. In Paraguay, in Brasile e in Argentina, stiamo parlando di luoghi molto vasti e non di una piccola congregazione di stati, gli italiani di prima-seconda-terza generazione che ce l’hanno fatta e che vivono ancora lì sono tuttora orgogliosissimi di essere italiani. Altre nazioni e altri teatri si sono subito interessati al nostro progetto, perché l’emigrazione italiana in Sud America è stata altissima: attualmente, in Brasile, ci sono 35 milioni di terza generazione di immigrati italiani. Il successo di questo nostro lavoro in terra sudamericana ci ha fortunatamente portato sotto gli occhi di tutti ed è pure servito a conservare la memoria di eventi significativi”.
“Con ‘Oceano’ – aggiunge Nicolò – ci siamo fortemente ispirati e basati alla straordinaria opera letteraria del De Amicis perché è tanto realistica quanto di grande intensità drammatica. Noi l’abbiamo ambientata in Paraguay ma l’opera così com’è potrebbe essere ambientata in Argentina, in Brasile, in Canada e negli Stati Uniti, perché parla di migranti italiani che sono andati in tutti questi posti scappando dalla fame nera e per tentare di trovare migliori condizioni di vita per loro e per le loro famiglie. Ogni mese c’erano navi che partivano da Messina, da Venezia, da Genova e che portavano, come ha scritto De Amicis, ‘carne italiana all’estero’; viaggiavano in piroscafi dove dentro c’era di tutto, tenevano anche i montoni e i bovini per avere la carne fresca e molta gente dormiva in mezzo agli animali; c’era pure una sorta di danno, perché tu pagavi un biglietto che poteva essere di terza, seconda o prima classe, ma la parte preponderante, il novanta per cento, era collocato tutto in terza classe; ci sono scene che De Amicis ha vissuto in prima persona, sono storie che hanno commosso anche noi mentre le leggevamo. Moltissimi italiani hanno portato in questi luoghi delle Americhe la loro civiltà, la loro mentalità, il loro modo di operare. Basti pensare che, ad Asuncion, l’aeroporto era intitolato a Silvio Pettirossi, un aviatore nato da genitore italiano. Il teatro comunale più famoso della città era intestato all’architetto Pane”.
“Sempre ad Asuncion – ricorda invece Deraco – c’era un altro teatro che si chiamava ‘La Piccola Scala’, una riproduzione della Scala di Milano ora convertito in uffici”.
Cosa mai dimenticherete di questa vostra importante esperienza sudamericana?
“Gli occhi della gente, le persone che piangevano fuori dal teatro mezz’ora dopo la fine dello spettacolo. ‘Oceano’ – prosegue il compositore – è stata la terza opera andata in scena in Paraguay ad Asuncion in prima assoluta negli ultimi trent’anni, per cui possiamo dire che loro non hanno un rapporto storico con l’opera lirica come ce l’abbiamo noi in Italia da ben cinquecento anni”.
“Ad Asuncion abbiamo vissuto un susseguirsi di esperienze incredibili; nei giorni delle prove dell’opera – sottolinea Nicolò – c’era fra tutti noi un feeling fortissimo. La gente del Paraguay ha certamente un’umanità che non passa inosservata, c’e sempre qualcuno disponibile; qui la gente pensa in una maniera molto diversa dal modo di ragionare dell’Europa e del mondo occidentale, perché in questo Stato dell’America meridionale il denaro non è la cosa più importante della vita”.
“Oceano” e “Migranti nello spazio”: a chi dedicate queste due opere?
“Senz’alcun dubbio – ci tengono a precisare Deraco e Nicolò – a tutti i migranti del mondo e ‘Oceano’, in special modo, è dedicata a tutti quegli italiani che sono partiti in condizioni miserevoli, avverse, in condizioni terribili”.
“Io – aggiunge Nicolò – mi permetto di menzionare il mio bisnonno Demetrio Nicolò; penso a quel mio antenato che è partito anche lui in condizioni rischiose, arrivando in America ai primissimi del Novecento; lì gli immigrati venivano registrati e tenuti in quarantena; se qualcuno aveva qualche malattia o per qualche motivo aveva atteggiamenti strani, o rispondeva in maniera sconnessa, veniva mandato indietro, in Italia, ma tutti a quel tempo cercavano la fuga dall’Italia”.
Deraco pochi giorni fa ha raggiunto Asuncion dove lavorerà nelle prossime settimane anche alla preparazione della messa in scena di “Migranti nello spazio”. Prima di partire alla volta della capitale del Paraguay, ci ha confermato che a dirigere l’orchestra nazionale del Parlamento paraguaiano sarà la bacchetta del direttore e maestro concertatore Diego Sánchez Haase. “Un bravissimo direttore, uno degli artefici della buona riuscita di ‘Oceano’, un caro fraterno amico mio e di Giuseppe” ha detto il compositore che ha aggiunto: “Consentiteci a me e Giuseppe un ringraziamento molto particolare sia a tutto il Centro culturale ‘El Cabildo’, con in testa il direttore Morselli, sia all’Ambasciata italiana ad Asuncion nella persona dell’ambasciatore Annis che, per me, come ho detto in altre occasioni, è ‘l’ambasciatore illuminato’, un vero patriota. Un sentito grazie, infine, lo vogliamo estendere anche alla Scuola ‘Dante Alighieri’ di Asuncion. Se l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo è senz’altro per l’opera lirica, non di certo per altre cose. In Paraguay io e Giuseppe ci siamo sentiti e ci sentiamo veramente come a casa nostra, stretti nell’abbraccio degli immigrati italiani, di tanti amici delle Americhe e del meraviglioso popolo di Asuncion”.
Di seguito il link del video: