Identità, prodotti e territorio. Crotone, situata sulla costa ionica della Calabria, è una città ricca di storia, cultura e tradizioni. Fondata dai coloni greci nell’VIII secolo a.C., Crotone è stata una delle polis
più importanti della Magna Grecia, famosa per la scuola pitagorica fondata da Pitagora intorno al 530 a.C1. L’identità di Crotone è profondamente legata alla sua storia antica e alla sua posizione geografica. La città è immersa nell’area marina protetta di Capo Rizzuto e vanta la presenza dell’unica colonna superstite del Tempio di Hera Lacinia sul promontorio di Capo Colonna. Questo patrimonio storico e naturale contribuisce a creare un senso di appartenenza e orgoglio tra i suoi abitanti.
Eppure, al di là di Pitagora, al di là di Milone, al di là di Rino Gaetano e di tutti le altre importanti personalità, Crotone è rinomata per i suoi prodotti agricoli di alta qualità. Uno su tutti: la sardella calabrese, conosciuta anche come “caviale dei poveri” o “rosamarina”, che è una prelibatezza tipica della provincia di Crotone e delle zone limitrofe dell’Alto e basso Ionio. Questo prodotto unico è una salsa a base di bianchetti (novellame di pesce azzurro) mescolati con peperoncino rosso dolce o piccante, sale e semi di finocchio selvatico. La sardella ha radici antiche e rappresenta un elemento fondamentale della tradizione culinaria calabrese.
Originariamente, la pesca dei bianchetti avveniva nei mesi di marzo e aprile, e la preparazione della sardella coinvolse intere comunità lungo la costa ionica. Crucoli, un piccolo paese in provincia di Crotone, si autodefinisce il “paese della sardella” e ospita una sagra dedicata a questo prodotto ogni seconda domenica di agosto dal 1970. A causa delle restrizioni imposte dall’Unione Europea sulla pesca del novellame di pesce azzurro, la produzione della sardella ha dovuto adattarsi. Nonostante queste sfide, la sardella continua a essere un simbolo della cultura e della tradizione culinaria di Crotone. Non è solo un prodotto alimentare, ma un vero e proprio patrimonio culturale che racconta la storia e le tradizioni di una comunità legata al mare e ai suoi frutti.
Se si pensa a Crotone, ad ogni modo, il pensiero “corre” anche alla sua provincia ed a Cirò in particolar modo. E qui entra in “gioco” la romantica storia dei Cirò boys e della rivoluzione del vino calabrese. I Cirò Boys sono un gruppo di giovani viticoltori calabresi che hanno rivoluzionato, appunto, la produzione vinicola della regione. Un movimento, nato intorno al 2010, con l’obiettivo di riscoprire e valorizzare le tradizioni vinicole locali, opponendosi alle pratiche industriali e quantitative che avevano dominato il settore. Alcuni giovani pionieri, sono stati presto seguiti da altri produttori che hanno utilizzato metodi di coltivazione biologici e biodinamici, riducendo al minimo gli interventi umani in cantina.
I Cirò Boys hanno introdotto un approccio innovativo alla viticoltura, cercando di produrre vini che riflettono autenticamente il terroir calabrese. Hanno rifiutato l’uso di vitigni internazionali e di tecniche che alterano le caratteristiche naturali del Gaglioppo, preferendo invece esaltare le peculiarità di questo vitigno autoctono. Questo ha portato alla produzione di vini meno pesanti e legnosi, con colori più tenui ed eleganti, che riscoprono un Cirò rivoluzionario.
Il loro lavoro ha avuto un impatto significativo non solo a livello locale, ma anche nazionale e internazionale. Hanno attirato l’attenzione dei media e degli esperti del settore, contribuendo a rilanciare l’immagine del vino calabrese. Grazie ai loro sforzi, il Cirò Classico è diventato il primo vino DOCG della Calabria, un riconoscimento che testimonia la qualità e l’eccellenza raggiunta. L'esempio migliore di come e quanto, due prodotti- sardella e vino- possano avere trainato un intero territorio e fatto crescere Crotone in termini di turismo ed attrattività.