Parlare di Calabria e della provincia di Vibo Valentia in particolare, spesso significa raccontare di un territorio martoriato dalla criminalità organizzata, sgretolato socialmente, economicamente in affanno, con un livello di disoccupazione tra i più alti d’Italia.
Eppure, e per fortuna, la provincia di Vibo Valentia è anche altro. In un deserto di difficoltà esistono, infatti, significative “oasi felici”, realtà imprenditoriali che sono in costante crescita e che danno lavoro a centinaia di persone. Eccezioni? Forse. Piuttosto, sarà quella società civile sana e dotata di eccellenze che deve trovare spazio per poter rappresentare così la via a quel riscatto che è possibile, a patto che si trovi la strada da cui partire. La cultura, innanzitutto, che nel territorio della provincia di Vibo Valentia ha esempi di riconosciuta considerazione anche a livello nazionale trovando il suo momento culminante in quel Festival Leggere&Scrivere di cui già tanto si è detto. E poi l’imprenditoria, che può annoverare alcune eccellenze di assoluto valore.
Secondo i dati forniti recentemente da “Report Aziende”, tra i leader dei mercati si annovera senza ombra di dubbio la “Distilleria Caffo” con sede a Limbadi che nel 2017 ha fatturato 57.880.041,00 euro, con un significativo incremento rispetto all’anno precedente a conferma di un trend in continuo crescendo che oggi la pone certamente come la prima azienda vibonese e tra le prime in assoluto in Calabria. Frutto di un’accoppiata praticamente perfetta che vede nel “vecchio” Giuseppe Caffo detto Pippo il presidente e nel “giovane” Sebastiano Caffo detto Nuccio l’amministratore delegato, il successo di questa azienda è il risultato di un progetto ambizioso e moderno che si coniuga perfettamente con la storia e la tradizione. Pippo e Nuccio quali rappresentanti della continuità nella storia e dell’innovazione guardando al futuro. D’altronde, la storia dei Mastri Distillatori Caffo ha radici antiche che partono nell’ultimo decennio del 1800, quando Giuseppe Caffo iniziò in Sicilia alle pendici dell’Etna a distillare con metodi artigianali le vinacce locali: “L'azienda Caffo è stata fondata in Sicilia, alle falde dell'Etna nel 1915 - racconta Nuccio Caffo - per poi passare a Limbadi, sul versante tirrenico calabrese”. È in questo momento che inizia la storia di questa azienda che stringe un legame così profondo con il territorio da rimanere simbolo immutato attraverso l'immagine disegnata nell’etichetta dell’amaro, ovvero Capo Vaticano, il promontorio calabrese sul Mar Tirreno che ha dato il nome al prodotto e il motto aziendale "Semper ad maiora".
Con la stessa passione di allora e con oltre un secolo di esperienza, la famiglia Caffo continua ancora quella tradizione distillando in proprio le migliori vinacce per ottenere pregiate grappe nelle due distillerie di proprietà ubicate in Calabria ed in Friuli. Ma, come in tanti ormai sanno, il punto di svolta che ha portato al successo e quindi al crescendo appena raccontato è legato ad un prodotto in particolare: il Vecchio Amaro del Capo, punta di diamante della Distilleria Fratelli Caffo 1915, che, oltre a mietere successi guadagnando medaglie d’oro e citazioni nelle principali competizioni di settore (dal Belgio alla Germania), è ormai consacrato anche come il drink alcolico più gettonato servito a -20 gradi o nelle versioni Capo Tonic, Negroni del Capo e Bark’n Storm.
Il Vecchio Amaro del Capo è da qualche anno ormai l’incontrastato “numero uno” delle vendite, tra gli amari d’erbe, all’interno del circuito della grande distribuzione organizzata e, recentemente, ha consolidato la propria posizione staccando di oltre un milione di bottiglie il suo competitor diretto fermo in seconda posizione. Una leadership ormai indiscussa per l’amaro alle erbe, prodotto leader di un’azienda, un gruppo industriale, che, da Limbadi, piccolo comune del Vibonese, in questa periferica Calabria, ha scalato, nella sua categoria, i mercati dell’Italia, come certificato autorevolmente dalle rilevazioni Iri Infoscan, volando oltre confine e raggiungendo i mercati più ambiti, perché questo è ormai un successo non solo nazionale: Caffo è presente, infatti, con proprie sedi, oltre che a Milano, in Germania e negli Usa. È a questo punto, sulla scia di un successo così straordinario, che si avvia lo sviluppo ed il riposizionamento di un’azienda che sa guardare avanti non accontentandosi di quanto realizzato, ma accettando le sfide che un’imprenditoria aperta sa cogliere. Il gruppo realizza una prima grande operazione con l’acquisizione della Borsci San Marzano di Taranto nel cui grembo nasce l’Elisir S. Marzano e la distilleria Friulia di Passons Pasian di Prato (Udine) e da qualche tempo, come nuova sfida imprenditoriale, è impegnato a riportare in auge, in quel di Genova, l’Amaro di Santa Maria al Monte.
Operazioni delicate, sfide importanti, che allargano interessi e postazioni nel resto d’Italia, anche se il cuore della produzione del gruppo resta comunque stabilmente radicato in Calabria: “Qui a Limbadi – racconta Nuccio Caffo, con il chiaro intento di chiarire quella che potremmo definire la filosofia aziendale – abbiamo impiantato il più grande stabilimento per la produzione di alcolici del meridione. La nostra stella polare è e rimane la qualità. Tutte le fasi produttive si svolgono qui: dalle erbe prodotte nell’azienda agricola alla realizzazione dell’infuso che viene, poi, lavorato fino all’imbottigliamento e ai successivi passaggi relativi alla commercializzazione”. E nel vecchio opificio esiste, per volontà dei Caffo, anche un Museo che raccoglie documenti, libri, erbari e tutto ciò che rimanda alla produzione dell’amaro: “Non è una struttura aperta al pubblico – chiarisce Caffo – ma su richiesta abbiamo aperto le porte a visitatori interessati e anche a qualche scolaresca”. Insomma, un concetto aziendale chiaro e confermato: attenzione alle radici ed al valore al lavoro. “L’esempio è il rilancio della Borsci – dice ancora Nuccio Caffo – dove abbiamo eliminato la cassa integrazione e dove tutti i dipendenti sono rientrati”. Ed in effetti l’operazione Borsci rappresenta davvero un modello da raccontare, perché con la completa acquisizione dello storico marchio e della relativa azienda di Taranto, il Gruppo Caffo è riuscito a chiudere brillantemente una tormentata vicenda durata quasi dieci anni, tra affitto di ramo d'azienda e cause legali salvando così un’impresa con una grande storia che rischiava di scomparire e facendola tornare agli antichi splendori grazie alla lungimiranza e alla dedizione che i Caffo hanno riservato al brand di Taranto. È una vicenda che inizia nel 2013 quando il Gruppo Caffo si aggiudica l’affitto di ramo d’azienda per il marchio Borsci, la cui attività produttiva era cessata da circa un anno a causa del fallimento della società. La crisi della Borsci era iniziata nel 2009. La lenta agonia si era conclusa con un rosso da 10 milioni di euro e relativa liquidazione. L’azienda era stata poi presa in affitto prima da un’impresa di Ostuni e poi da un imprenditore bresciano. Dopo uno stop durato quasi un anno, era stato il Gruppo Caffo ad aggiudicarsi la gestione per 24 mesi, poi più volte prorogata.
Quindi l’acquisizione, dopo ben 4 anni, durante i quali il Gruppo Caffo ha dovuto combattere con le lentezze burocratiche generate anche da ricorsi di altre aziende del settore interessate all’acquisizione dello storico marchio della più antica azienda liquoristica italiana. Raccontare questa operazione è anche comprendere il modo di operare del tandem vincente Pippo-Nuccio, che al fiuto ed all’intraprendenza necessari per un buon imprenditore non rinunciano ad affiancare cuore e sentimento: “Oltre 50 anni fa quando seguendo le orme di mio padre ho iniziato la mia attività nel campo liquoristico - racconta il presidente Pippo Caffo - vedevo la Borsci come un riferimento e un esempio di azienda del Sud che, lavorando bene, aveva saputo lanciare il suo prodotto unico anche al di fuori dei confini della Puglia. Oggi quindi è per me motivo di grande orgoglio annoverarla tra le aziende del mio gruppo che si impegnerà al massimo per farla ritornare un player importante sul mercato degli alcolici”. Rimane poi l’aspetto legato alla strategia aziendale, perché non c’è dubbio che l'acquisizione definitiva di Elisir San Marzano Borsci si presenta come un’acquisizione “strategica” per il Gruppo Caffo che, dopo essere diventato leader nel campo degli amari con il famoso Vecchio Amaro del Capo, può puntare anche alla crescita per linee esterne con un prodotto che completa una gamma già molto profonda di liquori e distillati che ben rappresentano l’arte liquoristica italiana. D’altronde, è con il cuore che il presidente Pippo si è lanciato in un’impresa – come dire? – diversificata: l’acquisizione della squadra di calcio della Vibonese. Ed anche questa è una storia vincente, perché, dopo novant’anni di storia sportiva, proprio sotto la presidenza di Pippo Caffo è arrivata la soddisfazione di vedere la Vibonese stabilmente tra i professionisti in serie C potendo così regalare ai tifosi rossoblu l’emozione di giocare alla pari con squadre dalla storia e dal blasone sportivo ben più ricco e storicamente importante. Intanto, l’azienda cresce ed il portafoglio prodotti si arricchisce componendosi di specialità (Liquorice, Solara...), liquori tipici calabresi (al bergamotto, alla liquirizia...), grappe tipiche calabresi (di Greco, di Cirò...), grappe friulane Friûlia, liquori per miscelazione (Sambuca, Anice, Triple Sec...), sciroppi (latte di mandorle, amarena, menta); a queste specialità si sono aggiunte e già presentate a Vinitaly 2017 il Brandy Stravecchio Heritage Caffo Riserva 1970 e l’ Amaro di Santa Maria al Monte 1858.
Insomma, è il caso di dire: …e la storia continua!